01 marzo 2018 15:27

Sono una donna genovese di 48 anni e disoccupata. Ho perso il lavoro nel 2012 e da allora ho avuto solo lavori precari e brutte esperienze lavorative, con datori di lavoro misogini e maschilisti. Ascolto le mie amiche lombarde nella stessa situazione: parrebbe che in Italia ci siano solo datori di lavoro misogini e arroganti. I mass media ci dicono che lavorativamente parlando siamo in ripresa ma Genova è sempre stata il fanalino di coda. Cosa mi consiglia di votare per cambiare davvero le cose?–Lettera firmata

Cara lettrice, l’attivista statunitense Angela Davis insiste molto sul fatto che tutte le battaglie sono collegate tra loro. Durante un incontro a Ferrara, a ottobre, Davis ha usato la parola “intersezionalità”, un concetto che viene dalla geometria e si riferisce al punto in cui due o più linee si incrociano. In questi anni si è parlato di intersezionalità per descrivere la condizione delle persone che subiscono simultaneamente più forme di oppressione o discriminazione.

Il femminismo intersezionale è definito in questo modo dal movimento Non una di meno: “Una prospettiva politica che abbraccia molteplici lotte contro tutte le oppressioni possibili, senza imporre una gerarchia fra di esse ma rivendicando la specificità di ognuna”, e che ha come parole d’ordine solidarietà e alleanza.

Angela Davis ha raccontato di essere da sempre impegnata nel movimento per l’abolizione delle prigioni, ma di essere attivamente coinvolta anche nella lotta contro il razzismo e in quella per il femminismo, per i diritti lgbt, per la giustizia alimentare e per l’ambientalismo.

Per tornare alla sua domanda, oggi non c’è un partito che abbia fatto della questione femminista una delle sue bandiere. Ma collegando questioni diverse lei stessa forse suggerisce una possibile risposta: cercare un partito che conduca in modo convincente almeno una battaglia importante, e votare per quello.

Questa rubrica è stata pubblicata il 2 marzo 2018 a pagina 9 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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