31 marzo 2011 00:00

Tahar Ben Jellun, La rivoluzione dei gelsomini

Bompiani, 144 pagine, 9,90 euro

Nella corsa a scrivere un libro sui cambiamenti che stanno scuotendo i regimi del mondo arabo, Tahar Ben Jellun taglia per primo il traguardo, ma il suo libretto lascia insoddisfatti. Ad alcuni capitoli iniziali che raccontano i primi giorni delle rivoluzioni in Tunisia, Egitto, Yemen e fanno il punto su altri paesi toccati più marginalmente dall’ondata di sollevazioni, seguono brevi testi sugli stessi paesi scritti tra il 2003 e il 2009. Le notizie della prima parte sono le stesse che hanno largamente circolato sui giornali: il gesto di Mohamed Bouazizi, che si è dato fuoco il 17 dicembre 2010 in Tunisia, la repressione di Ben Ali, la ricchezza di Mubarak.

L’analisi su povertà, diseguaglianza sociale, violenza contro gli oppositori è generica, talvolta affrettata, e non consente di capire come e perché le cose si siano mosse adesso, in posti diversi, tutte insieme. Quanto alla seconda parte, gli articoli sono dominati dal dibattito successivo al 2003 sull’opposizione delle popolazioni magrebine alla guerra in Iraq, un dibattito che le rivoluzioni, non dirette contro l’occidente né contro Israele (come ha scritto Jean Daniel), rendono particolarmente obsoleto. Forse, nonostante i suoi apprezzati romanzi, l’autore di Non capisco il mondo arabo (2006) non è la guida migliore per interpretare cosa sta succedendo dall’altra parte del mare.

Internazionale, numero 891, 1 aprile 2011

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