03 novembre 2011 00:00

**Antonio Cassese, L’esperienza del male. Guerra, tortura, genocidio, terrorismo alla sbarra. Conversazione con Giorgio Acquaviva

Il Mulino, 260 pagine, 16 euro

Negli ultimi decenni il potere degli stati nazionali ha subìto qualche ridimensionamento. Non solo in campo economico – perché organizzazioni intergovernative, società finanziarie o multinazionali hanno cominciato a prendere decisioni che un tempo erano monopolio di capi del governo e ministri delle finanze – ma anche in campo giuridico.

A lungo il diritto internazionale ha riconosciuto gli stati come i soli soggetti legittimi. Oggi nel valutare un crimine di guerra, oltre all’interesse dei paesi colpiti, si comincia a considerare quello della comunità internazionale, e chi è accusato di atrocità non può più giustificarsi in nome della sola ragion di stato.

Di questa trasformazione, cominciata in sordina al principio del novecento, ripresa dopo la seconda guerra mondiale e infine avviata in modo più netto dopo le guerre degli anni 1990, Antonio Cassese è stato uno dei protagonisti.

In questo libro, pubblicato poco prima di morire, racconta la sua formazione di giurista, le sue esperienze, tra l’altro come presidente del comitato europeo per la prevenzione della tortura e poi del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, e fa capire quanto sia stato difficile elaborare nuovi strumenti normativi e giudiziari per tutelare i diritti umani e quanto ancora a rischio sia la loro capacità di incidere concretamente, resistendo alla pressione degli interessi nazionali.

Internazionale, numero 922, 4 novembre 2011

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