17 maggio 2021 16:18

Massimo Carlotto
E verrà un altro inverno
Rizzoli, 230 pagine, 16,50 euro

La trama dei gialli o noir italiani è abituale, dettata dal fascino di chi scrive e di chi leggerà non tanto per la morte quanto per il crimine, perché non ci s’identifica mai con le vittime e di rado – anche se lo si nega – con chi farà giustizia ma soprattutto con chi delinque: una miserabile curiosità cresciuta sulle frustrazioni. In questo stagno, i romanzi di Carlotto si distinguono dalla superficialità dei più per la sua fredda capacità di fare sociologia, perché ci fanno entrare nelle pieghe di un mondo e vedere da vicino il suo funzionamento. Un contesto e dei meccanismi molto più duri di come ce li raccontano, per esempio, i giornalisti di cronaca.

Anche in questo caso si è presi dalla galleria dei personaggi, subito definiti in rapporto alla loro appartenenza di classe: anche quando le classi sembrano confondersi, i ricchi si distinguono dai poveri e dalle loro corti, dai loro aspiranti allievi e imitatori. Con uno stato (i suoi rappresentanti) che è per lo più complice o infingardo. La molla del delitto è sempre l’interesse ma anche, si può aggiungere, l’invidia; ed è pur sempre questione di consumi. Il contesto in cui Carlotto scava è il Veneto con i suoi miracoli economici, e quel che da essi è conseguito e consegue: fredde invidie che portano a fredde malvagità. Carlotto può annoiare ma non deludere, perché è uno dei rari veri sociologi italiani.

Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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