11 maggio 2020 12:57

Gentile bibliopatologo,
trovare preti, suore, frati e cardinali descritti con ammirazione nei romanzi mi provoca un fastidio tale che non posso continuare a leggere. Per questa ragione, ogni volta che comincio I miserabili mi incarto all’inizio, a metà delle gesta del prete Myriel, e non riesco ad andare avanti, in barba al mio amore per l’ottocento francese. Ho avuto una formazione cattolica, ma ne sono uscito ateo e mangiapreti, e fatico a sopportare descrizioni positive di personaggi che guidano la loro vita seguendo improbabili precetti dettati da non meglio specificate entità soprannaturali. Sbaglio? È sensato lasciarsi trasportare da un’avversione così viscerale? Sto rileggendo I promessi sposi_, e mi pesa che Manzoni sia riuscito con la sua prosa a rendermi quasi simpatico il cardinal Borromeo – ma lo perdono solo per il ritratto impietoso che dà di altri preti._

– Giulio

Caro Giulio,
ti invito a soffermarti su quella strofetta terribile che si sentiva un tempo, e forse si sente ancora, in certe manifestazioni di piazza: “Se vedi un punto nero spara a vista / o è un prete o è un carabiniere o è un fascista”. È uno slogan che rivela più di quanto vorrebbe. Finché il bersaglio del tuo odio ti appare come un puntolino lontano, un’astrazione senza volto, senza individualità e senza storia, non è così difficile sparargli addosso.

I brigatisti riuscivano a scaricare a sangue freddo la loro P38 su un politico, un dirigente d’azienda, un magistrato o un sindacalista a patto di ridurlo all’impersonalità di un ruolo e all’astrazione di un simbolo – come la tonaca nera del prete, l’uniforme nera del carabiniere o la camicia nera del fascista. Non appena quel punto monocromo rivelava gli altri suoi colori e le altre sue dimensioni – è il caso di Aldo Moro, di cui furono coinquilini per quasi due mesi – sparare era sempre possibile, ma un po’ meno indolore.

Aggirare le difese
Ebbene: a che serve la letteratura se non a trasformare dei puntolini neri in esseri umani a tutto tondo? Immagino che tu, dopo aver letto Manzoni, non spareresti a cuor leggero al cardinal Borromeo. Questo significa che ti ci vuole un commando di scrittori abbastanza abili da aggirare a tradimento le difese viscerali del tuo fastidio e colpirti al cuore.

Hai mai letto Il potere e la gloria di Graham Greene? Se non l’hai fatto, il tuo bibliopatologo te lo prescrive come cura. Potresti ritrovarti a nutrire una sconfinata simpatia per un prete e un’avversione altrettanto grande per dei mangiapreti come te, che gli danno la caccia nel Messico del 1930. E forse non proveresti tutta quella voglia di menare le mani quando il punto nero in tonaca si mette a ragionare così:

Se si riusciva a visualizzare chiaramente una persona, si incominciava sempre a provare un po’ di pietà: era una qualità insita nell’immagine di Dio. Quando si vedevano le rughe agli angoli degli occhi, la forma della bocca, l’attaccatura dei capelli, era impossibile provare odio. L’odio era soltanto mancanza di immaginazione.

O, se preferisci, mancanza di letteratura.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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