31 dicembre 2020 12:09

Gentile bibliopatologo,
le scrivo per sottoporle un quesito nato mentre parlavo con un amico, assiduo lettore come me, delle prossime letture che entrambi abbiamo in programma. Gli ho detto che proprio ieri stavo cominciando a scegliere l’ultimo libro da leggere quest’anno: scelta ardua, per ragioni legate alla lunghezza. Per me, il primo e l’ultimo libro dell’anno hanno entrambi un valore peculiare. Il primo perché apre un ciclo e l’ultimo perché lo chiude; ma a seconda del tempo a disposizione, la sua lunghezza deve permettermi di terminarlo entro il 31 dicembre. Non tollero l’idea di finire l’anno con una lettura in corso… è grave?
–Nicoletta

Cara Nicoletta,
no che non è grave. Tutti abbiamo, o abbiamo avuto da bambini, dei piccoli rituali ossessivo-compulsivi. Chi aveva cura di non urtare con le spalle gli stipiti attraversando una porta, chi accendeva e spegneva l’interruttore della luce un certo numero di volte, chi contava i gradini di ogni rampa, chi stava attento a non calpestare le commessure tra le mattonelle. Giacomo Leopardi, ragazzino devotissimo, aveva il terrore di camminare su quei punti del pavimento che sembravano formare delle croci: sarebbe stato blasfemo. In una commedia spagnola recente, Toc toc, ci sono ossessivo-compulsivi di ogni tipo (Toc è appunto l’acronimo di Trastorno obsesivo-compulsivo), tra i quali un certo Otto, un architetto maniaco della simmetria che non osa calpestare le righe, costringendosi a salti, equilibrismi, spaccate temerarie e acrobazie da circo.

Sven Hagolani, Getty Images

Bene, ora facciamo un esercizio di immaginazione o di mnemotecnica, alla maniera dei maghi rinascimentali. Nella mente, prova a figurarti l’anno come un palazzo con dodici stanze, ognuna pavimentata con trenta lastre di marmo, ciascuna con intarsi via via più piccoli che raffigurano le ore, i minuti, i secondi. Come cammineresti in questo palazzo, con i tuoi libri sotto braccio? Se fossi il giovane Leopardi o l’architetto Otto, ti vedremmo compiere i movimenti più innaturali e sghembi, con il fiato sospeso, pur di non posare mai il piede su nessuno degli innumerevoli solchi. Ecco, in quel caso ci sarebbe da preoccuparsi.

Se per esempio tu avessi la regola di leggere ogni sera cinquanta pagine entro la mezzanotte, al ritmo preciso di un paragrafo al minuto, e di cominciare un capitolo nuovo solo quando le lancette dell’orologio segnano una cifra tonda, ti spedirei di corsa una squadra di infermieri del pronto intervento bibliopatologico. Ma per fortuna il tuo rituale si riduce al non voler calpestare la soglia del palazzo nuovo con in mano un libro cominciato nel palazzo vecchio. Una volta che sei dentro, poi, cammini liberamente tra le stanze e i pavimenti intarsiati, infischiandotene di dove metti i piedi. Tutto sommato, un’ossessione innocua, non credi? Buon anno!

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