01 giugno 2017 12:47

Come succede dopo ogni grave attentato commesso da terroristi islamisti in un paese occidentale, si scatena inevitabilmente un dibattito su chi sia il vero responsabile. Da una parte si ripete il trito adagio secondo il quale, semplicemente, i terroristi odiano i nostri valori. Dall’altro si afferma che la vera colpa è dei governi occidentali che hanno inviato le loro truppe in paesi musulmani.

Nel Regno Unito è attualmente in corso una campagna elettorale nazionale, e il terribile attentato del 22 maggio a Manchester ha rilanciato questo scontro d’opinioni. Tutto è cominciato il 26 maggio, quando il leader laburista Jeremy Corbyn (che ha votato contro l’invasione dell’Afghanistan nel 2001, contro quella in Iraq nel 2003 e contro la campagna di bombardamenti, durata sette mesi, che ha portato alla caduta del dittatore libico Muammar Gheddafi nel 2011) ha tenuto un comizio a Londra.

“Molti esperti, compresi dei professionisti dei nostri servizi d’intelligence e di sicurezza, hanno evidenziato i legami tra le guerre che i nostri governi hanno appoggiato o combattuto in altri paesi e il terrorismo che si sviluppa qui, nel nostro paese”, ha dichiarato.

In una successiva precisazione, Corbyn ha aggiunto che “varie persone, dai tempi degli interventi militari in Afghanistan e in Iraq, hanno sottolineato i legami con la politica estera, compresi (l’attuale segretario di stato per gli affari esteri britannico) Boris Johnson nel 2005, due ex capi dell’Mi5 (il servizio di sicurezza) e naturalmente la commissione parlamentare sugli affari esteri”.

Parole distorte
Con il Partito laburista che sta recuperando terreno sui conservatori nei sondaggi, la premier Teresa May non si è fatta sfuggire l’occasione di distorcere le parole di Corbyn e di accusarlo di tradimento. “Jeremy Corbyn ha detto che gli attacchi terroristici nel Regno Unito sono colpa nostra… E voglio rendere assolutamente chiaro a Jeremy Corbyn e a voi che niente può mai giustificare il terrorismo. Non ci sono scuse per quel che è accaduto a Manchester”.

Boris Johnson si è subito accodato: “Qualunque cosa faremo, non possiamo seguire la logica dei terroristi e cominciare a dare la colpa a noi stessi, alla nostra società o alla nostra politica estera. Tutto questo non è opera nostra, come Jeremy Corbyn vorrebbe farci credere. È il frutto di un’ideologia malata, una versione perversa dell’islam che ci odia e odia il nostro stile di vita”. Si tratta di un vecchio trucco dei politici: confondere volutamente spiegazione e giustificazione.

Ma entrambe le parti di questa disputa hanno torto. Gli estremisti salafiti, che in occidente sono chiamati islamisti, odiano i valori occidentali, ma non è per questo che si prendono la briga di compiere attentati terroristici contro l’occidente. E non è neanche a causa delle politiche estere dei paesi occidentali: non ci sono stati importanti attacchi occidentali nel mondo arabo prima dell’11 settembre 2001.

Ci sono state in passato molte invasioni militari: la conquista, da parte dell’occidente, di quasi tutti i paesi arabi tra il 1830 e il 1918, il sostegno militare alla creazione di uno stato sionista all’interno del mondo arabo dopo il ritiro delle potenze imperiali europee cominciato nel 1945 o il sostegno militare a dittatori e monarchi arabi in seguito.

L’occidente ha attaccato uno di questi dittatori, l’iracheno Saddam Hussein, che aveva invaso il Kuwait. Ma la coalizione occidentale aveva il sostegno di buona parte dei paesi arabi quando l’ha cacciato dal Kuwait con la prima guerra del golfo, tra il 1990 e il 1991. Tra quel momento e l’11 settembre l’occidente non ha fatto molto per far arrabbiare il mondo arabo. Anzi, ha perfino sostenuto un “processo di pace” tra Israele e Palestina che all’epoca sembrava molto promettente.

L’obiettivo dell’11 settembre era spingere gli Stati Uniti a ricoprire il ruolo dell’invasore infedele

La violenza è stata invece molto diffusa in tanti paesi musylmani dove i rivoluzionari islamisti, usando tattiche terroristiche, hanno cercato di rovesciare re e dittatori locali. Quasi duecentomila arabi sono stati uccisi in queste violente lotte tra il 1979 e il 2000 ma nessuno di questi sanguinari regimi è stato rovesciato. All’alba del nuovo secolo era chiaro che il terrorismo contro i regimi arabi non stava funzionando. Per conquistare il potere, gli islamisti avevano bisogno di una nuova strategia.

A elaborarla ci ha pensato un uomo chiamato Osama bin Laden, che si era perso la lunga guerra terroristica portata avanti nei paesi arabi perché era andato in Afghanistan per combattere l’invasione sovietica del 1979. Ma qui aveva combattuto una guerra che gli islamisti avevano effettivamente vinto: dopo aver perso 14mila uomini, i russi hanno mollato e sono tornati a casa loro nel 1989. Il risultato è stato che gli islamisti afgani (i taliban) sono effettivamente saliti al potere.

Bin Laden aveva capito che quella poteva essere una strada anche per la presa del potere da parte degli islamisti nel mondo arabo: spingere l’occidente a invadere dei paesi musulmani, guidare la lotta contro le forze d’occupazione occidentali, e quando queste gettavano la spugna e rientravano a casa (come, alla fine, succede sempre), prendere il potere.

È per questo che ha creato Al Qaeda. Ed per questo che l’obiettivo dell’11 settembre era spingere gli Stati Uniti a ricoprire il ruolo dell’invasore infedele. I governi occidentali non hanno mai riconosciuto questa ovvia verità perché sono troppo arroganti per credere di essere stati semplicemente le vittime credulone di una strategia altrui. Il loro errore di politica estera è stato abboccare come pesci all’amo della provocazione di Bin Laden. Sedici anni dopo, continuano a fare lo stesso errore.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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