17 ottobre 2017 10:05

Ecco lo scenario. È sera tardi, Donald Trump guarda Fox News e in un servizio sente dire che la Corea del Nord sta pensando di lanciare un missile che potrebbe raggiungere gli Stati Uniti (il regime di Kim Jong-un ha detto che lo farà un giorno o l’altro, ma sarà solo un test di volo con atterraggio da qualche parte nell’oceano, non un attacco).

Trump fraintende e pensa che Pyongyang stia per lanciare un missile contro gli Stati Uniti. Dopo tutto nel servizio c’era un grafico in cui si vedeva la traiettoria del missile nordcoreano raggiungere gli Stati Uniti, e Trump ha molta più fiducia in Fox News che nei suoi servizi di intelligence. Perciò ordina a tutte le forze strategiche degli Stati Uniti di entrare in modalità Defcon 1, Defence readiness condition one (condizione di prontezza difensiva): la guerra nucleare è imminente.

I nordcoreani si accorgono dell’insolita attività delle forze statunitensi – licenze revocate al Comando aereo strategico, sottomarini nucleari americani nel porto che salpano senza preavviso lasciando parte dei loro equipaggi a terra eccetera – e si convincono dell’imminenza di un attacco preventivo americano.

Da perderci il sonno
I nordcoreani entrano nel loro equivalente della modalità Defcon 1: mobilitano e disperdono le loro forze armate, fanno evacuare i dirigenti dalla capitale e li portano in bunker da qualche parte nella campagna, e così via. I servizi di intelligence americani riferiscono di questa attività e stavolta Trump li ascolta. Perciò ordina un attacco per neutralizzare tutte le armi e le strutture nucleari della Corea del Nord. Ovviamente con le armi nucleari americane. Nient’altro andrebbe altrettanto bene.

Ecco come comincia la seconda guerra di Corea. Gli americani uccisi non sarebbero molti, e forse non ci sarebbe nemmeno un civile, perché di fatto la Corea del Nord non ha ancora missili a lunga gittata in grado di sganciare con precisione armi nucleari sugli Stati Uniti. Ma in entrambe le Coree morirebbero milioni di persone. Con un po’ di fortuna i cinesi resterebbero a guardare mentre i loro alleati nordcoreani vengono ridotti in cenere, ma chi può dirlo?

Un ufficiale di alto grado deve sempre essere negli Stati Uniti per monitorare gli ordini della Casa Bianca e, se necessario, revocarli

È solo uno scenario, che però non fa chiudere occhio a molte persone, tra cui diversi alti funzionari dell’esercito statunitense. Ecco perché di recente sono emerse voci circa l’esistenza di un patto segreto tra il segretario alla difesa, il generale James Mattis, il consigliere nazionale per la sicurezza, il generale H.R. McMaster, e il capo di stato maggiore di Trump, il generale John Kelly: i tre avrebbero giurato di evitare di trovarsi tutti e tre contemporaneamente all’estero.

Perché no? Perché almeno un ufficiale militare di grado molto alto deve trovarsi sempre nel paese per monitorare gli ordini provenienti dalla Casa Bianca e revocarli se necessario.

La supervisione di un adulto
Non posso garantire la precisione di queste notizie, ma ci credo. In realtà avevo già ipotizzato l’esistenza di un accordo di questo genere. Mattis, McMaster e Kelly sono ufficiali militari seri, esperti e professionali, e sarebbe per loro un atto di grave inadempienza non garantire la presenza di almeno un adulto responsabile fra Trump e il pulsante del nucleare.

Se uno di questi generali dovesse davvero trovarsi nella posizione di dover fermare Trump, sarebbe chiamato a prendere una decisione straziante. Tutto il suo addestramento gli dice che deve obbedire all’autorità civile, e di sicuro sarà processato davanti alla corte marziale se dovesse disobbedire a un ordine del presidente. D’altro canto non deve permettere che milioni di esseri umani muoiano a causa di uno stupido errore.

Sono sicuro che ci pensano e non credo che qualcuno di loro possa sapere in anticipo quale sarà la sua decisione se davvero dovesse presentarsi una situazione di questo genere. Per un adulto è sempre molto complicato fare da supervisore, soprattutto quando il bambino in questione è tecnicamente un tuo superiore.

Detto ciò, penso che anche alcuni alti ufficiali nordcoreani stiano affrontando lo stesso dilemma. Anche loro hanno al potere un uomo-bambino, e sanno fin troppo bene che se il “piccolo uomo missile” – come lo chiama Trump – dovesse per errore ritrovarsi in guerra con gli Stati Uniti, a quel punto loro, le loro famiglie e praticamente tutti quelli che conoscono saranno uccisi.

Il loro dilemma è ancora peggiore, perché sono al servizio di un petulante dio-sovrano che ha potere di vita e di morte su di loro e sulle loro famiglie. Per fermare Kim Jong-un, se dovesse trovarsi sul punto di commettere l’errore fatale, dovrebbero ucciderlo e accettare il fatto di essere con ogni probabilità subito uccisi a loro volta. Lo farebbero? Non sanno rispondere nemmeno a se stessi, ma sono sicuro che ci pensano.

Probabilmente non ci sarà una seconda guerra di Corea. Probabilmente nessuno schieramento di alti ufficiali si troverà a dover affrontare questa crisi estrema. Una forma sottile di supervisione da parte degli adulti è esercitata ogni giorno in entrambe le capitali, perché perfino il più sciolto dei cani sciolti deve affrontare altre persone prima di vedere i suoi ordini trasformarsi in azioni.

Ma le cose si sono spinte molto avanti se possiamo parlare di tutto questo senza sembrare pazzi.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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