20 aprile 2018 13:31

In uno dei più straordinari libri di amicizia e inimicizia letteraria mai scritti, Sir Vidia’s shadow, Paul Theroux ripete più volte una frase che V.S. Naipaul usava per commentare le condizioni più sordide nei suoi viaggi nell’entroterra dell’Uganda: “Tutto questo tornerà a essere foresta”.

Questa settimana, in un viaggio che ho fatto nella regione di Ituango, nei pressi del massiccio del Nudo de Paramillo, quella frase mi è tornata nitida alla memoria: “Tutto questo tornerà a essere foresta”. E anche se viaggiavamo in jeep e non su un’imbarcazione, mi sono sentito vicino pure a Cuore di tenebra, forse perché quella stessa settimana avevo riletto il classico di Joseph Conrad.

Due anelli di sicurezza
Ecco quello che era successo: dato che ho fama di essere ingenuo e ottimista, mi hanno assegnato l’incarico di scrivere un articolo positivo e incoraggiante sugli effetti benefici del calcio come metodo di reinserimento e reintegrazione sociale. Poiché il mio slogan come giornalista è uno solo: “Se non si va non si vede”, allora sono andato. Siamo arrivati a Ituango a mezzogiorno, durante un acquazzone, e dopo aver preso un caffè abbiamo proseguito verso un accampamento di ex guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).

Come è noto, queste zone sono protette da due anelli di sicurezza, il primo dell’esercito e il secondo della polizia. Abbiamo superato il posto di blocco dell’esercito, dove ci hanno detto che era tutto tranquillo, ma quattro chilometri dopo, nella zona di El Quindío, prima dell’anello della polizia, ci hanno fermato: il cadavere di un giovane era steso a terra per strada. Siamo scesi per informarci. Lo avevano ucciso diverse ore prima, alle 10.20 di mattina. Aveva 24 anni e lavorava alla costruzione della ferrovia.

Quando ho chiesto chi lo avesse ucciso e perché, il padre si è zittito

Il suo cranio era deformato da vari colpi di pallottola, e il cadavere era contorto in una strana espressione di dolore. Un cognato del defunto mi ha dato qualche informazione in più: si chiamava Eduar Mauricio Rodríguez, era nato a Lérida, nel dipartimento di Tolima, nel 1992, era sposato con una ragazza di Ituango e aveva un bambino di 22 mesi. L’assassino, con il volto nascosto da un passamontagna, era arrivato a piedi ed era andato verso di lui. Eduar si era inginocchiato, lo aveva pregato di non ucciderlo, gli aveva detto che non aveva fatto niente, che aveva un fi… A quel punto era stato colpito dal primo di sei spari. L’unica cosa che ha fatto l’assassino prima di andarsene era stato portare l’indice sulle labbra.

La polizia ha impiegato ore per arrivare; ancora più tardi è arrivato un camioncino che ha prelevato il cadavere. L’abbiamo seguito. L’esercito ha capito che c’era un morto quando siamo passati con il cadavere. Arrivati nella zona di Las Cuatro, abbiamo visto un altro ragazzo morto. Il padre, la madre e i fratelli l’avevano trasportato su un’amaca fatta di sacchi di plastica e appesa a un bastone. La polizia aveva detto che non sarebbe andata a prendere il cadavere, che dovevano portarlo loro. Dopo aver messo il ragazzo, come un fagotto qualsiasi, nello stesso camioncino, ho parlato con il padre. Il figlio si chiamava Edison Goez Arango e aveva 28 anni.

Il pomeriggio prima Edison aveva giocato a calcio. Era zoppo ma gli piaceva giocare. Al tramonto avevano deciso di tornare a casa, ma lui era rimasto indietro perché camminava male. Si sono sentiti degli spari. Dato che è proibito uscire la sera, nessuno è uscito a cercarlo. L’hanno trovato al mattino, in un fosso. Gli avevano sparato tre volte, una in faccia. Gli era piovuto addosso tutta la notte. Quando ho chiesto chi lo avesse ucciso e perché, il padre si è zittito.

Siamo arrivati a Ituango e i due cadaveri sono stati lasciati per ore sul camioncino. Nessuno – né la polizia, né l’esercito, né le autorità civili – ha mostrato il minimo allarme. Tutto sembrava normale. Quando ho cercato di saperne di più, una ragazza mi ha detto: “Meno ne sai, più vivi”. I familiari, senza piangere, confermano: “Bisogna starsene zitti e ingoiare la tristezza. Se parliamo vengono a cercare anche noi”. I due ragazzi morti non fanno notizia. Il sacerdote, invece di andare a benedirli, ha passato il venerdì in una lotteria che aveva in palio “nove manze e un torello”. Io mi ripeto: tutto questo tornerà a essere foresta.

(Traduzione di Francesca Rossetti)

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano colombiano El Espectador.

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