Ogni volta che succede qualcosa come quella di ieri a Genova (partita sospesa dagli ultrà, con “richiesta” ai giocatori di togliersi la maglia), c’è una pioggia di retorica. Frasi fatte, sempre le stesse: “Tutti in galera”, “pugno duro”, “adesso basta”, “siamo al limite”, “bisogna fare come la signora Thatcher”.
Questa pioggia di retorica si ripete da più di trent’anni. Dal quel tragico 28 ottobre 1979, quando Vincenzo Paparelli fu ucciso da un razzo sparato da un tifoso della Roma allo stadio Olimpico, durante un derby. Il razzo era volato per circa 160 metri, attraversando tutto il campo e conficcandosi nella testa del giovane padre di due bambini. La partita continuò.
Da allora la pioggia di retorica si è ripetuta varie volte. Abbiamo visto derby sospesi per colpa degli ultrà, la morte di un poliziotto fuori dallo stadio, la morte di un ragazzo seduto in auto mentre andava alla partita, stadi distrutti, assalti alle caserme di Roma, bombe in campo, molotov contro il pullman di una squadra, giocatori assaliti mentre camminano per strada. E così via, ogni anno, ogni settimana.
La riposta del mondo del calcio e della politica? Un bel po’ di repressione (tessera del tifoso, cancelli, tornelli, Daspo eccetera). Ma non è cambiato niente. Gli stadi italiani (a parte quello della Juventus) rimangono vecchi e pericolosi. E una parte di ogni stadio è sempre e comunque fuorilegge. Nelle curve gli ultrà fanno quello che vogliono. È territorio loro. Nonostante i tornelli, portano dentro di tutto (fumogeni, razzi, eccetera) con la complicità delle società e della polizia. Non è cambiato niente, proprio niente, dai tempi di Paparelli.
Gli ultrà non sono hooligan. Usano la violenza, ma la violenza in sé non gli interessa. Sono autoreferenziali. Hanno un grosso potere, anche economico, e sono in pista da quasi quarant’anni. Per cambiare le cose bisogna creare stadi dove si possa andare con i bambini, seduti, e guardare la partita (non guardare cosa fanno gli ultrà). In Inghilterra questo processo (lento, faticoso, costoso) è cominciato dopo la tragedia di Hillsborough, nel 1989, in cui 96 tifosi morirono schiacciati contro la rete di protezione. La signora Thatcher era già in pensione. Gli stadi sono stati ricostruiti. Adesso sono sicuri. Certo, costano troppo per i tifosi e non c’è più l’atmosfera di una volta. Ci sono voluti più di vent’anni per completare questa rivoluzione. Ma in Italia questa non è neppure cominciata. E adesso ci tocca sentire, ancora una volta, una pioggia d’inutile retorica. Come sempre. Aspettando la prossima volta, la prossima tragedia, il prossimo Paparelli.
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