È stata un’annata media, se non mediocre, per il concorso principale, un’annata buona per la sezione parallela, Orizzonti, ma anche un’edizione che ha confermato lo stato di salute pimpante delle due sezioni off del festival, le Giornate degli autori e la Settimana internazionale della critica.

Da un po’ di anni quest’ultima non solo tiene testa al suo cugino di Cannes, la Semaine de la critique, ma addirittura rischia di superarlo. Ho visto tre dei nove lungometraggi presentati durante la Settimana quest’anno. La città ideale di Luigi Lo Cascio, non perfetto ma almeno originale, è già stato recensito in questo blog. Il film romeno La Luna in Thailandia era una divertente commedia amara romena su una generazione di ventenni senza bussola emozionale. E il divertente film di chiusura, Kiss of the damned di Xan Cassavetes (figlia dell’attore-regista John Cassavetes e dell’attrice Gena Rowlands) faceva il verso, con i suoi vampiri passionali e le sue attrici europee, a un certo filone di horror italiano anni sessanta e settanta.

Ma quasi tutti i titoli della Settimana hanno raccolto consensi fra i colleghi che li hanno visti: in particolare, almeno dal sondaggio veloce che ho fatto, il film turco Küf e quello che ha vinto il concorso della Settimana, Eat sleep die della regista svedese Gabriela Pichler.

Quest’anno più che mai, la selezione del concorso ha sofferto di tre fattori. Il primo è la percezione da parte di certi studi americani che, in tempo di crisi, Venezia è semplicemente troppo cara per lanciare un film importante. Il secondo è la rivalità non con Roma ma con Toronto, diventato in pochi anni il festival dei festival, che inizia prima della fine della Mostra di Venezia e divora film a palate come il mostro senza volto del film La città incantata di Hayao Miyazaki. Quest’anno Toronto presenta 289 lungometraggi, rispetto ai 50 di Venezia (83 se si include le Giornate degli autori e la Settimana della critica).

Il terzo fattore è che c’era solo un film italiano che non sfigurava in concorso in un festival internazionale della levatura di Venezia: Bella addormentata di Marco Bellocchio. Né È stato il figlio di Daniele Ciprì né Un giorno speciale di Francesca Comencini sarebbero mai stati selezionati per Cannes o Berlino.

Comunque, un’ora prima della cerimonia di chiusura del festival, ecco le mie previsioni per i premi che saranno assegnati dalla giuria presieduta da Michael Mann (in alcuni casi, a dire il vero, sono più auguri che non previsioni). In ogni caso, quando escono i premi, aggiungerò il vero vincitore del premio. Vediamo se ne azzecco almeno uno…

Leone d’Oro al miglior film

La mia previsione: Izmena di Kirill Serebrennikov

And the winner is: Pietà, di Kim Ki-duk

Leone d’Argento per la migliore regia

La mia previsione: The master, di Paul Thomas Anderson

And the winner is: The master, di Paul Thomas Anderson

Premio speciale della Giuria

La mia previsione: La cinquième saison, di Pete Brossens e Jessica Woodworth

And the winner is: Paradise: faith di Ulrich Seidl

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile

La mia previsione: Joaquin Phoenix nel film The master di Paul Thomas Anderson

And the winner is: Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, a pari merito, nel film The master di Paul Thomas Anderson

Coppa Volpi per la migliore interpretazione feminile

La mia previsione: Cho Min-soo nel film Pietà di Kim Ki-duk

And the winner is: Hadas Yaron nel film *Lemale et Ha’Chalal *di Rama Bursthein

Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente

La mia previsione: Hadas Yaron nel film *Lemale et Ha’Chalal *di Rama Bursthein

And the winner is: Fabrizio Falco nei film È stato il figlio e Bella addormentata

Premio per la migliore sceneggiatura

La mia previsione: Marco Bellocchio, Veronica Raimo e Stefano Rulli per Bella addormentata

And the winner is: Olivier Assayas per il suo film Après mai

Premio per il miglior contributo tecnico

La mia previsione: Benoit Debie per la cinematografia del film *Spring breakers *di Harmony Korine

And the winner is: Daniele Ciprì per la cinematografia del suo film È stato il figlio

Beh, un premio azzeccato in pieno e due a metà. Poteva andare peggio. Ma non molto…

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