17 maggio 2023 17:27
Pierluigi Longo

Se siete interessati al dibattito sulla sessualità, avrete avuto modo di leggere o sentir pronunciare la parola “fallocentrico”. Come tutte le parole che fanno vincere a Scarabeo, anche “fallocentrico” incute timore. Anche se il suo significato non ha nulla di astruso: fallocentrico è tutto ciò che è incentrato sul pene, e per estensione qualsiasi pensiero adotti una prospettiva maschile. In ambito sessuale, il punto di vista maschile è come l’aria che respiriamo: onnipresente, invisibile e a volte tossico, ma abbastanza facile da individuare quando lo si fa notare.

Partiamo dal fallocentrismo anatomico. Fino a pochi anni fa c’erano scienziati per i quali la clitoride era “un pene atrofizzato”, che è come dire che l’organo femminile veniva pensato a partire dal corpo maschile. Non è successo il contrario: nessuno ha mai paragonato il pene a una “clitoride sporgente”, né i testicoli a “ovaie penzolanti”, benché il paragone sia altrettanto legittimo, o altrettanto assurdo.

Lo stesso fallocentrismo è all’opera quando si parla della vagina come di un buco. Un buco è per definizione aperto, mentre la vagina no. L’unico motivo per cui ancora oggi ne parliamo come di un buco è che la osserviamo dalla prospettiva del pene (eretto). La vagina, per la cronaca, è una membrana mucosa e un muscolo, e quindi né vuota né aperta né spalancata. Restando nel solco, potrei fare anche l’esempio dell’aggettivo “misterioso” sistematicamente applicato al sesso femminile: io sono una donna, ho un sesso femminile dalla nascita e non ci trovo nulla di misterioso (mentre sono spesso incuriosita dalle percezioni maschili).

Ricadute di legge
Ciò che vale per gli organi genitali vale per tutto il corpo. A scuola mi veniva insegnato che il petto delle donne era ipertrofico (rispetto a quello maschile), ma non che quello degli uomini era atrofizzato (rispetto a quello femminile). Mi insegnavano anche che le donne erano più belle e seducenti: nient’altro che opinioni presentate come fatti, ma che riflettevano un punto di vista maschile eterosessuale. Io che sono donna ed eterosessuale, trovo il corpo maschile più bello di quello femminile, e vorrei non dover combattere per affermare la mia soggettività.

Il fallocentrismo ha ovvie conseguenze sui nostri comportamenti. Cominciamo dalla più ovvia: il rapporto sessuale è definito dalla penetrazione, ovvero da una pratica relativamente inefficace ai fini del piacere femminile. Se avessero lasciato che le donne formulassero la definizione di rapporto sessuale, dubito che avrebbero scelto l’unico tipo di rapporto che può risultare in una gravidanza o in una malattia, oltretutto senza garantire l’orgasmo.

Ciò che vale per i comportamenti vale anche per l’immaginario, per le fantasie e i desideri

E già che parliamo di penetrazione: no, l’uomo non “prende” la donna. Se prendiamo in mano una mela, la mela è dentro la mano. Sessualmente parlando, sono quindi le donne a “prendere gli uomini”… tranne ovviamente quando gli stimolano la prostata (nel qual caso sono effettivamente “prese” al loro interno). En passant, vorrei ricordare che da qualche anno il punto di vista femminile sul rapporto sessuale possiede un suo vocabolario: il pene penetra sì la vagina, ma la vagina “circlude” il pene, ovvero lo avvolge e lo tiene. Il contrario della penetrazione è la “circlusione” (neologismo che ti fa anche vincere a Scarabeo).

Ciò che vale per i comportamenti vale ovviamente anche per l’immaginario, per le fantasie e i desideri. Ancora oggi molti specialisti ripetono che nella coppia il rapporto sessuale è necessario, anche a breve distanza dal parto. La formula adottata è che bisognerebbe “sforzarsi”: una scorciatoia per dire che è la donna a doversi adeguare all’uomo (essendo lei, secondo un’altra formula consolidata, a non avere “abbastanza libido”).

Tracce di fallocentrismo del desiderio affiorano perfino nel diritto in Francia, perché qui per denunciare uno stupro bisogna dimostrare che c’è stata una violazione del consenso, ovvero si dà per scontato che la donna abbia detto sì. Nel diritto spagnolo e in quello svedese succede il contrario: è l’accusato di stupro a dover dimostrare che il rapporto era consensuale, perché il presupposto scontato è che la donna abbia detto no.

Il fallocentrismo si estende naturalmente anche all’immaginario erotico e pornografico, che in genere ritrae pratiche piacevoli per gli uomini e talvolta estremamente violente per le donne. Lo sguardo maschile è una categoria a sé stante: il cosiddetto genere Pov (da point of view, punto di vista), in cui il rapporto sessuale è “visto” attraverso gli occhi dell’uomo, ma molto raramente attraverso quelli della donna. Questi contenuti sono consumati in modo massiccio, e anche da un pubblico femminile, al punto che alcune femministe cominciano a parlare di “colonizzazione del desiderio femminile”, condizionato dallo sguardo, dai gesti e dai codici degli uomini.

Catastrofi scientifiche
Chiuderei questa pagina fallocentrica chiamando in causa uno degli obiettivi della sessualità: la procreazione. Nei libri scolastici su cui sono cresciuta, l’ovulo femminile, immancabilmente passivo, attendeva di essere fecondato da uno spermatozoo. Oggi sappiamo che ovulo e spermatozoo interagiscono, senza che nessuno domini o penetri l’altro! Con lo stesso fallocentrismo viene letto lo sviluppo del feto femminile, che sarebbe caratterizzato da una semplice “assenza” del cromosoma Y, e quindi del testosterone, cosa che renderebbe “passivo” anche il processo di femminilizzazione.

Alcune di queste affermazioni circolano ancora oggi su internet, con il loro sottinteso che le donne siano uomini incompiuti. A tale proposito, non vi sorprenderà sapere che in campo scientifico il fallocentrismo fa disastri: gli studi medici sono condotti più spesso su uomini (o animali maschi), il che spiega come mai malattie femminili come il vaginismo o l’endometriosi siano rimaste a lungo nell’ombra… e perché ancora oggi la maggior parte dei farmaci sia concepita per il corpo maschile.

Avrete capito dove voglio arrivare: non solo la visione maschile del sesso è onnipresente, ma fa anche danni (all’insegnamento, al diritto, alla medicina o in camera da letto). Diversamente da quanto sentiamo ripetere in continuazione, infatti, la differenza tra i sessi non si basa sull’opposizione né sulla complementarietà, ma su una chiarissima gerarchia. In tutti gli esempi che ho citato, lo sguardo maschile “prevale” su quello femminile, finendo per cancellare l’esperienza delle donne.

È vero che qualcosa ha cominciato a cambiare, ma la rivoluzione non è affatto scontata. Il fallocentrismo si annida nel cuore degli automatismi mentali: possono volerci anni per riappropriarsi del proprio corpo, delle proprie percezioni e delle proprie fantasie. Ma quando una donna si riappropria della sua esperienza soggettiva senza passare per il filtro maschile, recupera sia il desiderio sia il piacere. Siamo in periodo di pulizie primaverili, non sarebbe ora di ripulirsi anche lo sguardo?

(Traduzione di Matteo Colombo)

Maïa Mazaurette è lo pseudonimo di una scrittrice, editorialista, blogger e pittrice francese, nata a Parigi nel 1978. Nelle sue opere tratta principalmente temi legati alla sessualità, al genere, al ruolo delle minoranze e al corpo. In Italia è stato pubblicato il suo libro Il chiodo fisso (Mondadori). Ha una rubrica mensile sul quotidiano francese Le Monde.

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