21 ottobre 2014 12:46

Quando una donna, che prima era moglie, torna a essere una donna, è probabile che finisca per diventare “quella donna”.

Tutto accade per il suo nuovo status di ex: per molti uomini, soprattutto quelli hanno un rilievo pubblico, non c’è maggior pericolo di una donna che diventa un’ex.

Gli esempi non mancano. Una donna che i mezzi d’informazione definiscono ex fidanzata di Jordi Pujol Ferrusola si aggira nei tribunali raccontando di traffici di denaro e fa affondare ancora di più la causa del suo ex, adesso ex politico e, con essa, a sentir molti, quella di milioni di catalani.

L’ex moglie del futuro ex vicepresidente dell’Argentina, Amado Boudou, lo denuncia per aver falsificato i documenti della sua auto nel tentativo di escluderla dalla divisione dei beni, e agli occhi dell’opinione pubblica il futuro ex vicepresidente passa da ladro in guanti bianchi a ladruncolo da quattro soldi.

In sintesi: il ritmo politico dei miei due paesi è segnato dal canto delle ex. Il modello si ripete ovunque.

L’ex moglie è l’arma più letale: potere della passione che si trasforma in pietra. L’ex moglie di solito è la moglie abbandonata: maschi alfa ubriachi di superbia credono di poter buttare a mare la loro signora pensando che lei si limiterà a pensare a lui facendo l’uncinetto e asciugandosi le lacrime. Invece lei grida, parla, si ribella.

L’ex moglie sa. L’ex moglie conosce i segreti: a volte perché il suo ex uomo, malleabile, fiducioso nel futuro, gliene ha parlato come una prova del suo amore; altre volte perché lei stessa, dura, sospettosa, ha cercato quei segreti a garanzia della sua sopravvivenza; altre, infine, perché ne è stata complice. Comunque sia, l’ex moglie sa quello che il suo ex uomo doveva nascondere, e di solito è ben disposta a parlarne.

In un mondo in cui i programmi politici degli uni e degli altri tendono a confondersi, in cui il criterio più usato per giudicare l’operato di un partito sembra essere il tasso di ladrocinio dei suoi funzionari, la corruzione si è trasformata nel metro che misura tutto: tre quarti della discussione politica consistono nel dibattere chi ruba cosa.

In teoria il giornalismo serve proprio a tenerci informati su questo. Lo sappiamo: spesso le inchieste giornalistiche consistono nel ricevere da un ex collega, ex alleato o ex socio del tizio in questione, le soffiate e i documenti che provano che quello che prima era un amico e adesso è un nemico ha fatto questo o quello.

L’ex moglie è lo strumento perfetto: le sue conoscenze e i suoi rancori sono il modo migliore per arrivare al cuore di certi uomini come un pugnale affilato e per cacciarli dal loro paradiso, di solito fiscale. L’ex moglie è diventata il migliore alleato della trasparenza democratica.

La minaccia delle ex incombe. Per questo adesso chi decide di fare carriera politica dovrebbe seriamente pensare di scegliere tra due alternative: sposarsi finché morte non lo separi, o non avvicinarsi a nessuno. Non per niente la chiesa di Roma, sempre saggia in materia di cospirazioni e di patrimoni, teme come la peste il matrimonio dei suoi politici e li obbliga al celibato più rigido, almeno in apparenza.

Nel frattempo per i più deboli, quelli che sono caduti nella trappola di sempre, la potenziale ex è in agguato, è un pericolo. Ma si sa: pericolo per alcuni, panacea per altri. Se le nostre democrazie non fossero così precarie e ancora così imperfette, dovrebbero includere tra le loro regole l’obbligo per ogni persona che governa o che aspira seriamente a farlo di divorziare di tanto in tanto. Se la sua ex a quel punto non dicesse niente, la sua probità sarebbe dimostrata: avrebbe superato la prova dell’ex moglie, il massimo giudizio.

(Traduzione di Francesca Rossetti)

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