Un fantasma si aggira per l’Europa. No, non quello vecchio di oltre 170 anni (anche se quello “nuovo” ha pure lui un bel po’ di anni, 76 per essere precisi). A spaventare tutto il continente oggi basta molto meno della minaccia comunista: basta un vecchietto arzillo che si alza la mattina e annuncia che ci ha ripensato, che non vuole più andare in pensione ma riprendersi la leadership del suo partito, riscendere in campo, ricandidarsi come premier.

Appena il fantasma si è presentato sulla scena, tutta l’Europa si è fatta prendere da un sacro terrore. Dalla Francia alla Gran Bretagna, dalla Germania alla Spagna l’intera stampa non ha avuto che parole di condanna. E senza nessuna distinzione ideologica: le condanne sono piovute sia dai fogli conservatori sia da quelli progressisti.

E come un sol uomo si è chiusa a falange anche tutta l’Europa politica. L’aspetto forse più amaro per il fantasma è stato dover assistere alla presa di distanza dei suoi vecchi amici e sodali politici, quelli del Ppe, del Partito popolare europeo: tutti in coro a dichiarare quanto era stato bravo Monti, tutti a dire peste e corna del fantasma e del suo populismo (del quale peraltro non si erano accorti per anni) fino a far balenare l’opzione di cacciarlo malamente dal Ppe. E come se non bastasse anche i vecchi amici di Santa Romana Chiesa gli hanno voltato bruscamente le spalle. Perfino sull’Osservatore Romano gli tocca leggere le critiche da parte di persone che un tempo erano molto più comprensive e per niente spaventate dai suoi numeri fantasmagorici.

È comprensibilmente amareggiato il nostro fantasma. Però forse qualche colpa ce l’ha anche lui. Va bene che non lo avevano trattato benissimo, con quelle sghignazzate ai vertici europei e altri sgarbi più o meno palesi. Ma chi gliel’ha fatto fare di annunciare la sua riapparizione sulla scena tuonando contro l’euro e dichiarando che lo spread era tutto un imbroglio?

Ma lo smacco forse maggiore è stata proprio la reazione dello spread: ha restituito il favore, è aumentato di appena 30 punti invece di schizzare alle stelle, come a dire: “E chi se ne importa del fantasma”. A differenza dei giornalisti e dei politici, i famosi mercati non si sono fatti spaventare dallo spettro, trattandolo per quello che è: una mesta riedizione del fantasma di Canterville, un po’ triste, un po’ stanco e soprattutto molto avvilito. Il novello Cavaliere di Canterville sta lì a far stridere le sue catene e, invece di tremare dalla paura, i mercati usano una boccetta d’olio per eliminare il rumore molesto.

La storia di Oscar Wilde finisce bene: alla fine il fantasma toglie il disturbo grazie alle preghiere di una fanciulla dal cuore buono che gli vuole bene. Anche per il nostro fantasma odierno quindi c’è speranza: la fanciulla l’ha già trovata.

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