19 settembre 2013 11:20

Il parlamento italiano interrompe i suoi lavori, alle 18 in punto, per permettere ai deputati di guardare l’evento in tv. L’atterraggio sulla Luna? Le finali dei Mondiali di calcio? Niente di tutto ciò. L’evento  trasmesso è ben più modesto: il discorso di un vecchio signore imbolsito, per giunta pregiudicato e condannato a quattro anni.

Un discorso del tutto prevedibile, senza suspense, senza sorprese, in cui il prestigiatore ripropone il suo pezzo sempre uguale, visto fino alla noia. Rifà il processo a se stesso, ribaltando il giudizio (“assolutamente innocente”), in cui il delinquente diventa perseguitato, in cui i giudici della repubblica Italiana diventano una combriccola di aguzzini staliniani pronti a calpestare le legge pur di far fuori un galantuomo benefattore dell’Italia.

Avranno provato una certa invidia le migliaia di carcerati con sentenza definitiva. Anche a loro piacerebbe rifarsi il processo, senz’altro  autoassolvendosi e condannando invece i giudici. Ma il resto degli italiani, a ben vedere, non ha nessun motivo di dare importanza alle farneticazioni dell’illustre condannato.

Allora perché ne scrivo? Sembra una contraddizione. Domenica scorsa ero a un festival letterario, nella cittadina pugliese di Conversano, per partecipare a un dibattito sulla politica italiana. Alcune voci dal pubblico ci hanno rimproverato: “Siete ancora lì a parlare sempre di Berlusconi, tutta questa attenzione per un pregiudicato, ci sono cose più importanti”.

Verissimo. Ha dell’assurdo dover ancora dedicare tempo, energie, spazio sui giornali, sulla tv, nei dibattiti a questa grottesca vicenda. Ma non è una bizzarria – o addirittura una forma di sindrome di Stoccolma – di giornalisti e oppositori politici se siamo ancora qui a parlare, a caso strachiuso con una sentenza definitiva, del caso B.

Nasce dal fatto che Berlusconi tiene sotto scacco un paese intero. Nasce dal fatto che lui è – e rimane – il leader indiscusso del secondo partito di coalizione, che lui secondo le sue convenienze può decidere delle sorti del governo Letta, pollice alzato, pollice verso, come se fosse l’augusto imperatore seduto sulla tribuna del Colosseo e non un condannato obbligato a scegliere tra domiciliari e servizi sociali.

E nasce dal fatto che l’Italia è due volte sotto scacco: sotto scacco non solo di Berlusconi ma anche dell’Europa e dei mercati finanziari. Solo la fragilità del paese nella crisi dell’euro, solo la minaccia che con una crisi di governo la situazione finanziaria dell’Italia precipiti, regalandoci uno spread alle stelle, permette a Berlusconi di continuare il ricatto sulla falsariga del “muoia Sansone con tutti i filistei”. Tanti infatti, a cominciare dal presidente della repubblica e dal capo del governo, si mostrano convinti che l’Italia non si possa permettere una crisi. E il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, bolla il discorso di Berlusconi come eversivo, ma intanto il Pd continua a governare insieme al partito del leader eversivo.

Ma forse questa situazione può cambiare. Usiamo le parole di Berlusconi, con un piccolo ritocco: “Reagite, protestate, fatevi sentire. Avete il dovere di fare qualcosa di forte e di grande per uscire dalla situazione in cui vi ho precipitato”.

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