“Vuole solo giocare”. È la tipica frase che ci sentiamo dire quando ci troviamo di fronte a un grosso cane ringhioso, dallo sguardo cattivo, apparentemente pronto ad azzannare chi si trova davanti. Ma niente paura, vuole solo giocare.
Ma la stessa frase abbiamo dovuto sentirla negli ultimi anni con una certa regolarità anche in tutt’altro campo. Umberto Bossi non trovava di meglio che chiamare gli immigrati “bingo bongo”? Anche lui “voleva solo giocare”. Macché razzista e razzista, è solo un personaggio un po’ esuberante che ama fare lo spiritoso e si esprime in modo popolano. Spiritoso era anche Mario Borghezio quando salì su un treno, armato di disinfettante, per dare una bella ripulita a delle prostitute nigeriane. E spiritoso era Berlusconi quando decretò che in fin dei conti Mussolini mandava i confinati “in villeggiatura”. Hai da ridire su tanta spiritosaggine? Uffa, sei il solito menagramo arroccato nel tuo triste politicamente corretto che non sa riconoscere una bella goliardata.
Per fortuna, accanto a questa Italia dallo humour rozzo e greve esiste anche tutta un’altra Italia, un paese colto, attento al mondo, allergico ai razzismi ottusi, fatta di gente che si è abbonata alla newsletter di Roma multietnica e frequenta siti come foruminterculture.it.
Proprio quel sito ora pubblicizza un video di animazione per lanciare il nuovo disco di Mauro Ottolini & Sousaphonix, prodotto dall’Auditorium parco della musica di Roma. Clicco sul video e chiamo mia figlia, 13 anni, di origini africane. Seguiamo il cartoon – e dopo neanche 30 secondi mia figlia mi lancia uno sguardo incredulo e scandalizzato. “Mi chiami per farmi vedere questa schifezza razzista?”, mi fa. Si alza e se ne va.
Peccato, si perde la musica bellissima di Ottolini & Co. Ma è un cartone animato che “contestualizza” la musica a modo suo, ci porta in uno scenario fantastico, ambientato nell’Africa tropicale, dove approda la band – fatta tutta di europei bianchi – per trovarsi circondata da orde di neri. E che neri! O dovremmo dire negri? Mentre i bianchi sono degli individui dai tratti ben distinti, gli indigeni hanno tutti lo stesso viso, brutto, orripilante, con i labbroni gonfi ed espressioni fra il triste e il deficiente. Naturalmente sono vestiti solo con uno scarno panno intorno ai fianchi, naturalmente sono armati di lance, naturalmente suonano i bonghi.
Ma niente paura. Sono pensati per far ridere, “vogliamo solo giocare”. Giocare copiando una a una le immagini che popolavano i volumi illustrati su cui l’Europa bianca e suprematista cent’anni fa si “informava” sul continente nero, abitato da mezze scimmie.
Ora mi si dirà che difetto di humour e che mia figlia non sa cosa sia l’autoironia. Quella dote le manca da sempre. Già alla materna non capiva bene perché nell’unità didattica Le case nel mondo, per l’Europa doveva disegnare un palazzone di città, mentre all’Africa era riservata una capanna con il tetto di paglia. Comunque quell’educazione attraverso le immagini lascia le sue tracce: neanche tanto tempo fa mi chiedeva: “Ma in Africa esistono le città?”. E lascia le sue tracce anche un cartone pieno di raffigurazioni caricatural-razziste, che vogliano giocare o no.
Il musicista e compositore Mauro Ottolini ha scritto una lettera in risposta a questo articolo di Michael Braun.
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