25 maggio 2016 19:45

Autori vari, Fortopìa. Storie d’amore e d’autogestione
Fortepressa, 440 pagine

La paperetta sbarellava: alcuni ragazzi le fumavano addosso le canne. Ma venne salvata da Dario, uno degli abitanti del Forte Prenestino. Diventata da allora lei stessa “del Forte”, “andava a dormì alle due di notte e si alzava con noi a mezzogiorno”. A suo modo è una storia emblematica. Il Forte Prenestino, centro sociale romano occupato trent’anni fa, ha avuto un ruolo cruciale nella vita di tanti. Non è una nicchia ma una grande isola di libertà. Un’isola in cui punk e “post-militanti”, con l’occupazione del 1986, aprirono uno spazio in cui vivere in maniera diversa, in cui sperimentare nuovi linguaggi, nuovi modi di stare insieme, di organizzare il quotidiano e di fare politica.

Fortopìa: è felice il titolo del libro che riassume la storia di questo centro sociale diventato il crocevia di migliaia di persone diversissime. Ed è felice la scelta di raccontarlo non attraverso un resoconto cronologico dei fatti, ma attraverso tanti brevi contributi di chi l’ha vissuto o lo vive ancora, come spazio abitativo, come laboratorio di musica, di teatro, di street art o come palestra. Questa storia corale è preziosa non solo per chi è passato per il Forte, ma anche per chi vuole farsi venire voglia di esplorarlo in futuro. Tutte le informazioni su forteprenestino.net.

Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2016 a pagina 96 di Internazionale, nella rubrica Italieni. Compra questo numero | Abbonati

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