19 settembre 2017 11:48

La prossima volta che sarete presi dall’ansia – e, visti i titoli dei giornali, probabilmente sarà tra un minuto – provate a seguire il consiglio del filosofo Massimo Pigliucci, autore dello splendido libro pubblicato di recente Come essere stoici. In un podcast di qualche tempo fa, Pigliucci racconta di aver usato Google street view e Google earth per creare una carrellata di diapositive che parte dall’immagine di casa sua e si allarga fino a mostrare l’intero pianeta, che l’autore riguarda ogni volta che si sente stressato.

Non si può sperare in un esempio migliore della “dicotomia del controllo” degli stoici, che ci invita a limitare i nostri tentativi di cambiare le cose a quelli che sono realmente in nostro potere, invece di renderci infelici inveendo contro quelli che non lo sono (vedi anche la “preghiera della serenità” di Reinhold Niebuhr resa famosa da Alcolisti anonimi). Siete solo – senza offesa – una parte microscopica del cosmo. Il che non vuol dire che siete impotenti, ma che quasi sicuramente vi state stressando per cose che sono molto al di là della vostra capacità di intervento.

Un vecchio consiglio
Secondo me, questo cambiamento di prospettiva è ancora più significativo se proiettato nel tempo. Se i problemi di oggi vi sembrano unici e terribilmente importanti è solo perché siete troppo concentrati sul presente. Questo è il ragionamento alla base del vecchio consiglio di chiederci sempre se certe preoccupazioni avranno ancora senso quando staremo per morire, o tra dieci anni, o perfino la settimana prossima: probabilmente no.

Tendiamo a vivere in un continuo stato di ansiosa anticipazione del prossimo evento potenzialmente stressante

Ma, come ci fa notare il blogger di psicologia David Cain, per esserne sicuri possiamo fare anche di meglio volgendo lo sguardo al passato invece che al futuro. Perché è innegabile che tutti i problemi che abbiamo avuto ormai sono stati risolti, fatta eccezione per i pochi che ci affliggono ancora oggi. “Ogni crisi straziante, ogni spaventosa responsabilità, ogni cedimento della fiducia in me stesso o della speranza, tutto quello che pensavo di non poter affrontare”, è stato risolto. “Ogni catastrofe ha allentato la sua presa emotiva, tranne la punta avanzata delle due o tre cose che mi preoccupano sul serio in questo momento”.

Come molti hanno osservato, tendiamo a vivere in un continuo stato di ansiosa anticipazione del prossimo evento potenzialmente stressante. Ma la classica soluzione ispirata al buddismo – vivere “nel momento presente” – è notoriamente difficile da mettere in pratica. È più facile ricordare gli eventi che ci hanno preoccupato in passato e chiederci se la nostra ansia si è dimostrata giustificata.

Potreste provare un esercizio che ho cominciato a fare di recente, seguendo la linea di pensiero di Cain, e che sono sicuro gli stoici avrebbero approvato: ogni mattina, appuntatevi quello che secondo voi è il vostro problema più grosso del momento. Quando la lista si sarà allungata, potrete tornare indietro e rileggere le prime voci. Indovinate quanti mesi ci ho messo per rendermi conto che le mie preoccupazioni precedenti erano esagerate e ridicole? Cinque giorni, altro che mesi. Quasi tutte le cose che ci preoccupano si dimostrano sopportabili, se non addirittura positive, o semplicemente non si verificano mai. La prossima volta che avrete paura che qualcosa vi rovini la vita, provate a pensare che se in passato aveste avuto ragione, oggi la vostra vita sarebbe già rovinata.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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