03 ottobre 2017 13:02

Come probabilmente non avete potuto fare a meno di apprendere qualche settimana fa, il nuovo iPhone 8 vanta una “agevole ricarica wireless”, il che significa che invece di infilare il cavetto nel telefono e inserire la spina nella presa, basta semplicemente appoggiare il telefono sul caricatore. Che poi si collega alla presa. Se vi riesce difficile immaginare che genere di persona trovi insopportabilmente scomodo il fatto di dover infilare un cavetto nel telefono, soprattutto visto che deve comunque lasciarlo dov’è mentre si carica, allora siamo in due.

Ma sono sicuro che il caricabatteria wireless attecchirà lo stesso, perché Apple ha capito una cosa fondamentale sulla psicologia della comodità: metà delle volte, non ha niente a che vedere con l’eliminazione di compiti noiosi o faticosi.

Serve solo alle aziende per introdurre nuovi prodotti “dei quali non sapevamo di aver bisogno” – un modo fantasioso per dire che non ne avevamo bisogno – ben sapendo che quando tante altre persone li avranno, li vorremo anche noi, e una volta che li avremo avuti, non vorremo perderli. “Immagino che sia una di quelle cose delle quali non ti importa niente finché non cominci a usarle”, ha scritto un possessore di caricabatteria senza fili per cercare di spiegarne il fascino. Il che è vero anche per l’eroina, ma per il momento lasciamo perdere.

Comodità indotta
La principale responsabile di questo è probabilmente la cosiddetta avversione per la perdita, il fenomeno per cui l’idea di perdere dieci euro ci sconvolge più di quanto non ci ecciti la prospettiva di guadagnarne dieci. Forse per ragioni evolutive, siamo molto più motivati a tenerci stretto quello che già possediamo che non a cercare di ottenere quello che ancora non abbiamo. Aggiungete a questo un’innata tendenza alla pigrizia – il nostro istinto a conservare più energia possibile e a evitare qualsiasi sforzo – e capirete subito perché, una volta che ci hanno convinti ad adottare certe finte comodità, è improbabile che vogliamo rinunciarci.

Prima di avere la ricarica wireless, lo sforzo di infilare un cavetto nel telefono ci sembrava irrisorio, ma una volta che ce l’abbiamo, diventa troppo comoda per farne a meno. E perciò anche se, come me, siete il tipo di persone che sognano di tornare indietro da un telefono intelligente a un telefono scemo, vi ritrovate a comprare il nuovo smartphone.

La cosa più difficile è fare buon uso del tempo che già abbiamo

Un’altra strana implicazione della mania della Silicon valley per le “comodità” è che, messe tutte insieme, queste piccole seccature quotidiane – infilare il cavetto nel telefono, dover parlare con un essere umano per ordinare una pizza, inserire una carta di credito in un dispositivo invece che appoggiarcela – costituiscono un serio ostacolo alla possibilità di avere una vita più piena e più felice.

Ma il risparmio di tempo è veramente ridicolo. La cosa più difficile è fare buon uso del tempo che già abbiamo. Perché, anche se il caricatore wireless ci facesse risparmiare un’ora al giorno, invece che tre secondi, quella stessa tendenza alla pigrizia ci farebbe passare l’ora risparmiata a curiosare su Facebook o su Instagram invece che a scrivere un libro, a fare volontariato o qualsiasi altra cosa. E come potremmo curiosare su Facebook? Proprio con quello smartphone che avrebbe dovuto farci risparmiare tempo. Bisogna ammettere che tutto questo è molto comodo. Comodo per la Apple e per tutti gli altri produttori, ma non per noi.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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