09 maggio 2017 18:06

1. Gorillaz, Charger (feat. Grace Jones)
Mancavano, e tanto. La band più fake news di sempre trionfa con Humanz, album che realizza l’utopia coabitativa del pop: Damon Albarn e l’arcinemico Noel Gallagher fanno le coriste al guinzaglio di Jehnny Beth delle Savages. Ma in questo centrifugone di gancetti GarageBand, ospiti, hip hop old & new e parapapunzi dal mondo, spicca il vocione panteroso giamaicano di Grace Jones su loop di chitarra ansiogena. I Gorillaz siamo noi, che ci alziamo la mattina sapendo che dobbiamo correre veloce per postare scemità e ricaricare il telefonetto.

2. Filastine & Nova, Perbatasan
Drapetomania, ossia l’impulso dello schiavo a fuggire, visto a metà ottocento come una forma di disturbo mentale, è il titolo dell’insolito album di questo duo, formato da Grey Filastine, ex tassinaro statunitense trasferitosi a Barcellona, e dalla cantante indonesiana Nova Ruth. I due, partiti all’inseguimento di un loro mondo ideale polifonico e senza confini attraversando l’oceano e la Jungle di Calais, ne ricavano un denso neofolk globale in cui s’incrociano etnie orientali, drum machine usurate, pifferi, corde e speranza di farcela.

3. Colombre, Dimmi tu
Poco si sa del pescione sgorgato dalla penna di Dino Buzzati, ma di sicuro naviga a ogni latitudine, a giudicare dal nome d’arte di Giovanni Imparato, già sodale dei Chewingum e di Maria Antonietta. Il suo Pulviscolo è un album d’autore, che nello spirito rammenta l’epoca della Vanoni brasileira o del Lucio Battisti londinese di Una donna per amico. Tutto italianissimo e aperto al mondo, con influenze nobili e trasversali ben digerite. Pop in bilico tra soft e brutalista (si veda il singolo Blatte con Iosonouncane), da mostricciatolo transoceanico.

Questa rubrica è stata pubblicata il 5 maggio 2017 a pagina 96 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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