06 marzo 2019 17:39

1. Fil Bo Riva, Time is your gun
L’impossibile è il suo nuovo singolo romantico, dove per una volta si concede un paio di strofe in italiano e giochicchia con l’auto-tune. Ma pazienza, lui è più interessante di così, e tutti i nostalgici del primo album dei Mumford & Sons dovrebbero dare un’ascoltata a Beautiful sadness, opera prima (in arrivo a marzo) del romano Filippo Bonamici, che ha studiato a Dublino, vive a Berlino ed emana un’aria euro spendibile come di rado capita ad artisti italiani. Ci vogliono dei poster boy così per il concetto di lasciare casa e mettersi in viaggio per il mondo.

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2. Diego Deadman Potron, Death comes to your house
Ecco, tutto impannucciato in cenci raffinati di blues vestiti, un allampanato becchino, che subito ti viene in mente quel vecchio film di Jim Jarmusch con un Johnny Depp ancora grande. E può toccare a chiunque, al tuo vicino di casa palestrato o al cantante di quella band che amavi nel 1984. C’è sempre un blues funereo per questi momenti. Ora sono spesso di fabbricazione italiana. Come questo brianzolone barbudo che ha suonato un po’ tutti gli strumenti nell’album Winter sessions, viaggio invernale di sfiziosa mestizia.

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3. Tre Allegri Ragazzi Morti, Mi capirai (solo da morto)
“È il destino di chi è solo un po’ più avanti di te”. Non è neanche il miglior episodio da Sindacato dei sogni, l’ultimo album dei vivaci non-più-tanto-ragazzi che amavano le maschere da teschio, ma s’insinua in testa con una certa facilità, specie nella settimana in cui è mancato al mondo Mark Hollis dei Talk Talk. Anche se “la vita non è fatta per esserci sempre” ci ricorda Mattia Cominotto nel pezzo successivo, Difendere i mostri dalle persone. E tutto il resto sono gattini truccati da Davide Toffolo e buona ribalderia di gruppo.

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Questo articolo è uscito nel numero 1296 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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