23 novembre 2020 17:41

1. Camilla Barbarito, Radura alta
Grida di salinai siracusani e antiche serenate calabresi e leggerezza di ritmi dello high-life West Africano e lo scioglilingua milanese sull’attaccatacchi e il solfeggio in quella ritmica indiana tipo serie di Fibonacci e i groove di berberi e tuareg sahrawi come sfondo a Tirallallì, richiamo d’amore lucano. E tutto nello stesso pezzo: il primo di Sentimento popolare vol. 2, album in cui la strepitosa Barbarito lancia le sue voci e i suoi amici all’inseguimento (come questa rubrica) del “crash scaturito da materie sonore di provenienze diverse”.

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2. Uhuru Republic, Kuunda
“Condividere differenze tra individui genera enorme ricchezza”, dice questo pezzo in equilibrio tra beat electro, violini e tamburi tribali. È il tema (in sintonia con questa rubrica) di tutto Welcome to Uhuru Republic, album frutto di una spedizione artistica di musicisti italiani a Zanzibar: ci sono le invenzioni elettroniche di FiloQ, la voce di Giulietta Passera, la viola di Raffaele Rebaudengo (dello Gnu Quartet); partiti con basi musicali, abbozzi, idee, e tornati dalla Tanzania, mille collaborazioni dopo, con questo bel miscuglione culturale.

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3. Angelica, L’ultimo bicchiere
Toni pastello, malinconia leggera, un’aria vintage (vedere anche il video): un nome fresco (Angelica Schiatti, cantautrice di Monza) per una canzone dedicata alle ultime volte di ogni cosa. È il pezzo giusto per congedarsi? O meglio HappySad di Ceri con il rap di Franco126, che parte da Attenti al lupo di Ron per Lucio Dalla e si defila senza farlo pesare, “e mi sento un po’ happysad”? Dilemma; ma l’ultima playlist finisce qui. Grazie a talenti e comunicatori per la musica, ai lettori per l’attenzione, a Internazionale per l’invito a farne parte.

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Questo articolo è uscito sul numero 1385 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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