20 maggio 2021 10:07

Di solito la zona del circolo polare artico, cioè l’Artide, è associata più a questioni climatiche che geopolitiche. Eppure questa regione che racchiude il polo nord è diventata uno dei luoghi di contrasto tra le potenze.

I due ambiti, climatico e geopolitico, sono connessi, perché il riscaldamento climatico e lo scioglimento dei ghiacci valorizzano la rotta marittima del nord, che riduce della metà i tempi di percorrenza tra l’Asia e l’Europa. Inoltre questo processo facilita l’accesso alle materie prime della zona. Non una buona notizia per il pianeta, ma un’occasione per rilanciare la concorrenza.

Il Consiglio artico, organizzazione composta da otto paesi della zona ma anche da osservatori più lontani come Francia, Italia o Cina, si riunisce il 20 maggio in Groenlandia. Un vertice che si annuncia molto teso, innanzitutto perché saranno presenti i capi della diplomazia di Russia e Stati Uniti, Sergej Lavrov e Antony Blinken, ma anche perché la Russia assumerà la presidenza di turno, con un approccio orientato all’offensiva.

La Russia occupa più della metà dello spazio costiero artico e ricava il 10 per cento del suo prodotto interno lordo dalle risorse presenti, dal gas naturale ai minerali. Il volume del commercio che segue la rotta del nord è già quadruplicato.

Alla vigilia della riunione Lavrov ha sorpreso tutti definendo l’Artide una “zona d’influenza economica della Russia. Sono terre che ci appartengono”. Gli altri paesi confinanti – Stati Uniti, Canada e i paesi scandinavi – hanno chiaramente un’opinione diversa.

La traduzione di queste tensioni è lo sviluppo dell’attività militare. La Russia ha riaperto e sviluppato vecchie installazioni sovietiche come la base di Nagurskoe, che un tempo consisteva in una pista d’atterraggio e una stazione meteorologica ma che ormai contiene radar e missili, oltre a poter ospitare bombardieri strategici. Nel marzo 2020, in occasione di alcune manovre, tre sottomarini nucleari russi sono emersi simultaneamente spaccando una spessa fascia di ghiaccio.

Sulle ceneri della guerra fredda
Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno organizzato alcune esercitazioni aeree con la Norvegia, paese della Nato confinante con la Russia. Perfino la Francia, due anni fa, ha inviato per la prima volta una nave da guerra a testare le acque fredde del grande nord.

Le problematiche militari non sono di competenza del Consiglio artico, un’istituzione nata alla fine della guerra fredda. Tuttavia la Russia ha proposto una concertazione tra i capi di stato maggiore degli otto paesi della zona, comunque impossibile perché i contatti militari con la Russia sono “congelati” dall’annessione della Crimea nel 2014.

Il Consiglio artico dovrebbe occuparsi della tutela dell’ambiente in questo ecosistema fragile e di fissare le regole della coabitazione tra i paesi interessati: quelle che si affacciano sull’Artide ma anche la Cina, sempre più presente al punto da preoccupare perfino l’alleato russo.

Ma è chiaro che le tensioni internazionali attuali inquinano tutte le istanze multilaterali, che diventano teatro della rivalità anziché essere luoghi di cooperazione. L’Artide non sfugge a questa regola, purtroppo.

Ricordiamoci che due anni fa Donald Trump aveva fatto ridere il pianeta proponendo di “acquistare” la Groenlandia dalla Danimarca. Era un’idea pazzesca; invece non lo è l’interesse strategico per questa regione dell’estremo nord, espresso nel bene, e molto più probabilmente, nel male.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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