29 giugno 2022 10:46

Sono invitati molto insoliti per un vertice della Nato. Alcuni leader dei paesi della regione Asia-Pacifico – Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda – sono presenti a Madrid per un vertice di quella che si chiama ancora Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord. Inutile cercare spiegazioni complesse. La risposta ha un solo nome: Cina.

Malgrado l’urgenza della crisi ucraina e la portata della risposta da dare alla guerra scatenata dalla Russia, infatti, gli Stati Uniti non perdono mai di vista la loro ossessione: “contenere” la Cina, che ritengono la vera minaccia dal ventunesimo secolo. In occasione del vertice di Madrid, alla presenza di Joe Biden, la Cina non sarà mai lontana.

Alla vigilia del summit il tema è stato oggetto di dibattito in vista della redazione del nuovo Concept strategico che sarà sottoposto all’approvazione dei trenta stati dell’Alleanza. Alcuni europei, Francia in testa, vogliono evitare che la Nato sia inglobata nella strategia americana rispetto a Pechino.

Il ramo asiatico
La Cina farà il suo ingresso in questo documento finale della Nato, ma come una “sfida” e non come una “minaccia”. Le sfumature contano.

Da parte di Washington non c’è la volontà esplicita di estendere la Nato all’Asia, ma gli Stati Uniti riproducono (senza dirlo) la strategia di alleanze seguita durante la guerra fredda contro l’Urss. Aukus, Quad, Ipef, Pgi: sono tutte sigle che corrispondono a strutture militari, politiche o economiche che riguardano la Cina.

È la situazione che gli europei speravano di evitare: essere impegnati su due fronti, ora la Russia gli appare come la minaccia principale

La Nato non ha la vocazione di intervenire in Asia, ma gli Stati Uniti portano avanti una strategia globale contro la Cina in cui l’Alleanza atlantica deve avere un ruolo. La Cina ne è consapevole, tanto che continua ad accusare Nato (come ha fatto ancora il 28 giugno) di voler “avvelenare la pace mondiale”. Secondo Pechino, Washington sta cercando di creare un “ramo asiatico” dell’Alleanza, già considerata dai leader cinesi la causa del conflitto in Ucraina.

È la situazione che gli europei speravano di evitare: essere impegnati su due fronti contemporaneamente in un momento in cui la Russia gli appare come la minaccia principale del mondo.

La Nato, in effetti, ha già abbastanza lavoro da fare in Europa. A Madrid sarà annunciato un piano molto ambizioso per portare da 40mila a 300mila uomini il totale delle forze di risposta rapida che è possibile mobilitare sul continente. È un balzo enorme per cui gli eserciti europei sono tutt’altro che pronti.

Ma gli Stati Uniti sono una potenza globale che deve affrontare la doppia sfida lanciata da Mosca e Pechino, intenzionate a sovvertire l’ordine internazionale. Gli europei, dal canto loro, sono preoccupati soprattutto dalla Russia, tornata a essere una minaccia militare, mentre la Cina, più lontana, viene definita semplicemente un rivale, un concorrente o addirittura un partner, a seconda del contesto.

Questo dibattito si svolge dietro le quinte più che in pubblico, soprattutto considerando che gli eventi in Ucraina prendono evidentemente il sopravvento. La dichiarazione rilasciata il 28 giugno dal portavoce russo, secondo cui la guerra non finirà prima della resa degli ucraini, è un messaggio provocatorio indirizzato alla Nato. In questo momento, dunque, è necessario ritrovare l’unità davanti a una minaccia che non accenna a indebolirsi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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