20 giugno 2022 10:07

A pochi giorni dal vertice della Nato in programma a Madrid, il segretario generale dell’alleanza, Jens Stoltenberg, ha fatto un riassunto impietoso della situazione in Ucraina: “Dobbiamo prepararci al fatto che la guerra potrebbe durare anni. Non dobbiamo ridurre il nostro sostegno all’Ucraina, anche se il costo sarà elevato sia dal punto di vista militare sia per le conseguenze sui prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari”.

Difficile immaginare una prospettiva più preoccupante: prima di tutto per gli ucraini, che subiscono gli assalti dell’esercito russo e la devastazione del loro paese, ma anche, e questo è il senso dell’avvertimento lanciato da Stoltenberg, per il mondo intero.

Un vecchio adagio recita che scatenare una guerra è più facile che fermarla. Vladimir Putin, che inizialmente sembrava aver puntato su un crollo rapido dell’esercito e dello stato ucraino, ha risposto alzando continuamente la posta. Il Cremlino ha dovuto cambiare la sua strategia militare, ma non è disposto ad arrendersi.

Discorsi bellici
Fino a quando? La domanda vale per entrambi i fronti. Putin sostiene di essere in guerra non solo contro l’Ucraina ma anche contro l’occidente nella sua totalità, dunque sarebbe paradossale se si accontentasse di una conquista territoriale del Donbass.

Ma la narrativa russa a proposito della guerra è cambiata talmente tante volte che a questo punto è difficile capire cosa Putin potrebbe considerare come una “vittoria” o comunque qualcosa che potrebbe vendere come una vittoria per giustificare i sacrifici accettati dal suo governo. Il 18 giugno Putin, in occasione del forum di San Pietroburgo, ha elogiato la “resistenza” dell’economia russa davanti alle sanzioni occidentali. Tuttavia è doveroso osservare con attenzione l’opinione pubblica del paese, che pur privata di informazioni reali potrebbe in qualsiasi momento ribellarsi contro questa guerra se il costo in termini di vite umane diventasse troppo alto.

L’onda d’urto di questa guerra è appena partita

Sul fronte ucraino la volontà di resistere è totale, ma dipende dal flusso di armi e dal sostegno economico occidentale, e dunque dal mantenimento dell’impegno politico al massimo livello dei paesi coinvolti, come è successo nei primi quattro mesi del conflitto.

Evocando il prezzo dell’energia e dei prodotti alimentari, il segretario generale della Nato ha toccato un tema delicato: l’opinione pubblica dei paesi occidentali è in larga maggioranza favorevole al sostegno all’Ucraina, ma se la guerra dovesse andare avanti per anni questo sostegno sarebbe messo a dura prova.

L’onda d’urto di questa guerra è appena partita, che si tratti di questioni energetiche o alimentari, dell’impatto sull’economia globale o degli equilibri geopolitici.

Il 17 giugno Putin ha telefonato al suo amico Xi Jinping per fargli gli auguri di compleanno. Per l’occasione il numero uno cinese ha confermato il suo sostegno all’obiettivo politico della Russia, ovvero rimettere in discussione il rapporto di forze internazionale, troppo favorevole agli occidentali. Questo fronte andrà tenuto d’occhio con la massima attenzione e per molto tempo.

In quattro mesi abbiamo avuto un antipasto del potenziale di destabilizzazione di questo conflitto. Con una guerra duratura alle porte dell’Europa, il cui impatto è mondiale, bisognerà inevitabilmente adattarsi: economia di guerra, instabilità politica e soprattutto un impegno a preservare la solidarietà che rischia di diventare una vittima collaterale di un conflitto prolungato, e con essa il senso di questa guerra.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it