12 ottobre 2022 10:06

La parola negoziato è nell’aria, ma voglio subito essere diretto: a questo stadio del conflitto non è uno scenario credibile. Se ne parla solo perché nessuno vuole passare alla storia come il leader che si è rifiutato di trattare per mettere fine alle sofferenze e alle distruzioni in Ucraina. Questa considerazione rientra nella battaglia della narrazione su scala mondiale.

Chi parla di negoziato? Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che ha contatti con entrambe le parti in causa, incontrerà oggi Vladimir Putin ad Astana, in Kazakistan, a margine di un vertice regionale. La Turchia ha chiesto un cessate il fuoco immediato e propone di organizzare un incontro tra il presidente russo e quello ucraino Volodymyr Zelenskyj.

Dopo i bombardamenti massicci delle città ucraine potrebbe sembrare una proposta di buon senso, però Putin, attraverso diversi canali, ha fatto sapere quali sono le condizioni a cui accetterebbe di trattare: l’Ucraina deve abbandonare le sue pretese sulla Crimea e sui quattro territori annessi la settimana scorsa, situati nella parte meridionale del paese. Inoltre Kiev deve accettare lo status di neutralità.

Condizione di parità
Questi requisiti sono del tutto improponibili per gli ucraini dopo sette mesi di sacrifici. Tra l’altro l’esercito ucraino non si trova in una situazione di difficoltà tale da giustificare quella che somiglierebbe molto a una capitolazione.

In seguito alla controffensiva che ha permesso di recuperare ampie aree perdute dopo il 24 febbraio, l’Ucraina ha fatto sapere che intende cacciare i russi da tutte le zone occupate, comprese quelle conquistate prima dell’inizio dell’invasione, la Crimea e il Donbass.

Ancora una volta Putin sottovaluta gli ucraini

I negoziati sono possibili solo quando una delle due parti è in condizioni di inferiorità e deve trattare per evitare una sconfitta totale. Questo non è il caso della Russia né dell’Ucraina. Putin è in difficoltà, certo, tuttavia dopo aver lanciato una mobilitazione parziale e aver autorizzato il bombardamento indiscriminato delle città non è affatto incline ad abbassare i toni dello scontro.

Senza dubbio il presidente russo spera che la popolazione ucraina, sottoposta a una sofferenza drammatica con la pioggia di missili sulle città, preferisca la resa alla prosecuzione del calvario. Ancora una volta Putin sottovaluta gli ucraini.

Resta la posizione degli alleati occidentali di Kiev. Di passaggio a Parigi nella giornata dell’11 ottobre, la prima ministra lituana Ingrida Simonyté, fervente sostenitrice dell’Ucraina, ci ha confidato che all’inizio del conflitto aveva temuto che alcuni paesi europei cedessero alla tentazione di trovare un’intesa con Putin. Però dopo il massacro di Buča la situazione è cambiata, ha aggiunto Simonyté.

Di fatto il vertice virtuale del G7 organizzato l’11 ottobre ha rassicurato Zelenskyj sull’impegno “senza dubbi e immutato” a fornire all’Ucraina il sostegno di cui ha bisogno per difendere la sua sovranità. Il comunicato parla di frontiere “internazionalmente riconosciute” del paese, includendo dunque la Crimea. Nessuna concessione a Putin, insomma.

Oggi il negoziato appare impensabile. È possibile che si apra uno spiraglio il mese prossimo in occasione del vertice del G20 a Bali, in Indonesia? I russi si dicono pronti a un incontro con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. In futuro il contesto sarà più favorevole alla diplomazia rispetto a quello attuale? La risposta arriverà dal rapporto di forze sul piano militare e dal morale della popolazione ucraina messa a dura prova.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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