05 maggio 2023 10:11

Il 4 maggio, alla Casa Bianca, è stata organizzata una riunione doppiamente importante. La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha ricevuto i principali protagonisti nazionali nel campo dell’intelligenza artificiale (Ia), a cominciare da Open Ai, l’azienda che ha sviluppato l’ormai celebre programma di conversazione ChatGpt.

Innanzitutto bisogna considerare il ruolo della vicepresidente, a cui sembrano essere stati assegnati i temi del futuro a pochi giorni dal lancio della campagna elettorale per la riconferma di Joe Biden.

A causa dell’età avanzata di Biden, il ruolo di Harris è cruciale. È a lei che passerebbe automaticamente il testimone nel caso in cui il presidente non fosse in grado di proseguire. Ma Harris, negli ultimi due anni, non ha mai lasciato il segno. Per questo motivo, forse, viene responsabilizzata in un ambito chiave.

Parlare liberamente
Ma l’aspetto più rilevante della riunione di Washington è quello che riguarda l’intelligenza artificiale in sé, con tutti i rischi che comporta. In un momento in cui l’Ia ha compiuto un passo decisivo, infatti, emergono interrogativi sempre più vasti.

All’inizio della settimana uno dei creatori dell’intelligenza artificiale, Geoffrey Hinton, si è dimesso dall’incarico di ingegnere capo di Google per poter parlare liberalmente dei pericoli che intravede all’orizzonte.

Le macchine che usano l’intelligenza artificiale di sicuro cambieranno in modo significativo la nostra società

Hinton è preoccupato dalle capacità di apprendimento delle macchine, che riescono a migliorarsi sfruttando ogni interazione e diventano sempre più performanti a un ritmo quasi ineguagliabile per un essere umano. “Queste macchine impareranno tutto su di noi e leggeranno tutti i libri di Machiavelli”, ha spiegato Hinton al Mit di Boston. “Dato che sono più intelligenti di noi, non avranno problemi a manipolarci”. Inquietante, vero?

Questo non significa necessariamente che le macchine, come nei romanzi di fantascienza, prenderanno il controllo sugli umani. Ma di sicuro cambieranno in modo significativo la nostra società.

Due ambiti, in particolare, vengono subito in mente: il lavoro e la democrazia. Per quanto riguarda l’impiego, le implicazioni sono evidenti. Anche in questo caso dobbiamo ricordare che le previsioni catastrofiste non sono ineluttabili, ma resta il fatto che alcuni mestieri stanno già scomparendo e molti altri lo faranno in futuro a causa dell’intelligenza artificiale, dunque è indispensabile prepararsi.

La questione democratica è altrettanto rilevante. Stiamo già assistendo ai danni arrecati al dibattito pubblico dall’aumento incontrollato delle performance delle piattaforme digitali. Conosciamo le operazioni di manipolazione effettuate da aziende come Cambridge Analytica o più recentemente Team Jorge, che hanno usato la tecnologia in modo sottile per influire su dinamiche di enorme importanza. Forse tutto questo è solo l’antipasto di quello che ci attende con gli strumenti dell’intelligenza artificiale e il loro impatto sull’affidabilità delle informazioni.

Le tecnologie rendono servizi impagabili alla società, a cominciare dalla medicina, ma sono anche ambivalenti: in alcuni casi salvano vite umane, in altri le rovinano. La riflessione avviata il 4 maggio alla Casa Bianca ci riguarda tutti. L’intelligenza artificiale è un tema fondamentale per la società e dunque anche per la politica.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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Del dibattito sui rischi dell’intelligenza artificiale parla Pierfrancesco Romano nel podcast Il Mondo. Ascolta qui la puntata.

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