07 aprile 2010 00:00

La conferenza Ocse di Bruxelles sui new millennium learners avrà un seguito in Austria. L’Ocse ha segnalato i vantaggi dell’impiego didattico delle tecnologie dell’informazione, ma anche qualche difficoltà. Si profila un distacco tra le scuole e l’uso di internet, che fuori dalla scuola è usato da più del 90 per cento dei giovani nei paesi Ocse.

Anche tenuto conto della relativa scarsità di finanziamenti per le tecnologie nelle scuole, si intravede una certa resistenza da parte degli insegnanti, non più riconducibile, come anni fa, alla loro imperizia digitale. Perché resistono? Una prima risposta viene da Caroline Juneau-Sion, che racconta le sue esperienze di docente in una scuola superiore francese dove insegnante e alunni hanno tutti un computer a disposizione.

Lo spazio del tradizionale insegnamento frontale si restringe a qualche momento, come assegnare un compito o intervenire su una difficoltà comune. Il resto è apprendimento cooperativo, anche a distanza, e con fonti che l’insegnante magari ignora e deve scoprire insieme agli allievi. In classe regna la collaborazione, ma anche il brusio.

Le difficoltà non mancano, lei a volte fatica a far capire che c’è un tempo per ciascuna cosa (ascoltare e scambiarsi notizie, smanettare e riflettere in silenzio) e fatica a tenere un doppio ruolo o, come dice, “il culo su due sedie”: direttore d’orchestra e primo violino. Ma le pareti svaniscono: passato, presente, terre, mari e cielo sono intorno a loro, a portata di clic.

Internazionale, numero 841, 9 aprile 2010

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