09 luglio 2016 12:01

A ogni semaforo rosso si precipitano verso le macchine ferme per pulire i vetri o vendere sigarette e fazzoletti di carta. Li vedo a tutte le ore, nella calura del giorno e nelle tenebre della notte. Sono sempre lì, e mi fanno venire in mente sempre la stessa domanda: “Dove sono i loro genitori?”.

Il loro numero è aumentato con i recenti arrivi di profughi. La coraggiosa giornalista Mayada Dawood ha svolto una lunga inchiesta sulla loro vita quotidiana, lontano dalle loro case e dalle scuole che dovrebbero frequentare, per scoprire le reti segrete che portano in strada questo esercito di ragazzini tra i 7 e i 16 anni.

Alla fine di giugno l’Unicef ha pubblicato uno sconvolgente rapporto sull’infanzia in Iraq: “Nel paese 3,6 milioni di bambini, cioè uno su cinque, rischiano la morte, la violenza sessuale, il rapimento e il reclutamento nei gruppi armati”.

Molte ong irachene e straniere che si occupano di bambini stanno prendendo sul serio questa emergenza. Con la fuga di milioni di persone dalle zone di guerra come Tikrit, Ramadi, Falluja e Mosul, i bambini in pericolo stanno aumentando rapidamente. Il rapporto dell’Unicef avverte che il loro numero è salito di 1,3 milioni negli ultimi 18 mesi.

Una deputata irachena ha sollevato la questione dei bambini di strada in parlamento: “Ma la discussione è durata venti minuti. Solo due deputati hanno commentato, poi si è passati al punto successivo”. La deputata ha scritto sul suo sito: “Come reagiranno i parlamentari al rapporto dell’Unicef?”.

(Traduzione di Gabriele Crescente)

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