04 agosto 2017 10:31

In vista delle elezioni dell’aprile 2018, i principali partiti iracheni hanno cominciato a cambiare volto. Il Consiglio supremo islamico, formazione filoiraniana che controlla 25 dei 328 seggi parlamentari, è spaccato. Il suo capo, Ammar Al Hakim (46 anni) ha lasciato il partito per crearne uno nuovo che non possiede aggettivi (islamici) nel nome: Al Hikma al wataniya, il Movimento nazionale per la saggezza. Il nome si ispira al suo cognome, Al Hakim, il saggio. In un filmato per la cerimonia di inaugurazione si vede il fondatore che cammina lungo un corridoio prima di arrivare di fronte al pubblico. Poi lo si vede mentre saluta la folla di giovani iracheni che lo attendevano urlando “Siamo con te Ammar!” e sventolando le bandiere irachene. Niente di islamico dunque in questo raduno.

Il leader della formazione sunnita Al jamaa islamiyah, il dottor Salim Al Joboury, già capo del parlamento, farà lo stesso per liberarsi della vecchia guardia all’interno del suo partito e mostrarsi come un moderato semilaico.

Rinnovamento necessario
Il primo ministro Haider al Abadi non ha ancora annunciato la sua strategia. Ma quel che è certo è che non resterà nella stessa formazione del suo predecessore Nouri al Maliki, ex primo ministro e leader del suo partito (Al Dawa), che controlla 95 seggi del parlamento. Al Abadi farà parte di una nuova coalizione che includerà il potente Muqtada al Sadr (che controlla 40 seggi nel parlamento) e alcuni rappresentanti della società civile. I curdi, che si preparano a un referendum per l’indipendenza, non fanno parte di alcuna coalizione.

Questo rinnovamento di volti e coalizioni è assolutamente necessario per i principali partiti, in vista delle nuove elezioni, se vogliono cancellare il loro passato corrotto, mostrarsi non settari e moderati, e controllare il prossimo parlamento e governo.

I cambiamenti hanno coinciso con un articolo pubblicato dall’agenzia stampa ufficiale iraniana Irna, secondo cui “le tradizionali coalizioni irachene che hanno partecipato alla lotta contro il regime di Saddam non sono più capaci di gestire le nuove crisi in Iraq”.

Per i partiti sunniti, la lotta è già cominciata. Il parlamentare Intesar al Juboury, della coalizione sunnita Mutahidoun (Uniti), confessa: “Nessuno nega che esistano delle lotte interne ai partiti sunniti per il controllo delle città liberate dal gruppo Stato islamico (Is), e il timore che a prevalere siano le milizie tribali sunnite”.

Il panorama sta cambiando molto velocemente e il prossimo futuro ha in serbo molte altre sorprese.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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