21 novembre 2018 15:54

Solo nelle ultime tre settimane a causa della siccità tremila tra pescatori e allevatori di bufali hanno dovuto lasciare le zone paludose nel sud dell’Iraq per spostarsi in altre aree del paese. Altri quattromila, insieme alle loro famiglie, sono pronti ad abbandonare gli acquitrini, spiega Naji al Saaidi, a capo dell’unione dei pescatori.

“Queste paludi sono state la terra dei nostri antenati sumeri, la pesca è il nostro lavoro da sempre. Come potremo vivere senza acqua?!”. Al Saaidi chiede aiuto per le popolazioni degli acquitrini colpite tragicamente da questa siccità. Il 70 per cento delle acque dei due fiumi, Tigri ed Eufrate, ha origine da fonti esterne all’Iraq, in Turchia e in Iran. Ormai durante l’estate, a causa del caldo e delle dighe in Iran e Turchia, la loro portata si riduce a meno del 35 per cento di quella originale. Il problema della scarsità d’acqua sembra destinato a peggiorare nei prossimi anni, rischiando di trasformare in un deserto l’ecosistema paludoso tra i due fiumi.

“Guarda questa palude!”, Mahdi al Saadi indica quello che un tempo era l’acquitrino di Sinaph, nel sudest della provincia di Nassiriya. “Era verde come una foresta. Producevamo 15 tonnellate di pesce solo da questa zona delle paludi. Oggi le acque sono diventate salate, si sono prosciugate, si sono ricoperte di pesci morti e canneti secchi. Negli ultimi giorni una drammatica epidemia ha ucciso milioni di pesci”.
Al Saadi ha chiesto al governo locale e nazionale di intervenire. Ma l’ex ministro delle risorse idriche Hassan Janabi ha dichiarato che non può esserci una via d’uscita al problema senza una soluzione politica, che richiederà però un difficile accordo con i due vicini Iran e Turchia.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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