02 marzo 2020 17:05

Giovedì 27 febbraio circa un terzo dei seggi del parlamento iracheno, compresa la poltrona del presidente dell’assemblea Mohammed al Halbousi, erano vuoti. Si trattava di una sessione straordinaria che avrebbe dovuto approvare l’insediamento del nuovo governo guidato dall’impopolare primo ministro Mohammed Tawfiq Allawi. Solo 91 su un totale di 325 parlamentari hanno partecipato alla seduta. Cinque dei blocchi principali l’hanno boicottata: curdi, sunniti, cristiani e due coalizioni sciite.

Il vero motivo del boicottaggio non è tanto “la debolezza del governo”, ma il fatto che i cinque blocchi non sono adeguatamente rappresentati nella compagine proposta. In effetti è proprio così: la maggior parte dei rappresentanti del nuovo esecutivo sono indipendenti o semi indipendenti, come Allawi aveva promesso. Solo due degli schieramenti più importanti lo hanno sostenuto: la coalizione Sairun, che fa capo al religioso sciita Muqtada al Sadr, e l’alleanza Binaa, legata alle Unità di mobilitazione popolare, filoiraniana.

Fuori dall’aula del parlamento, quando si sono diffuse le indiscrezioni, il nome di Allawi è stato respinto dai manifestanti che presidiano le piazze da cinque mesi. Sanno bene che è un uomo troppo debole che non riuscirebbe a mantenere le sue promesse e diventerebbe uno strumento nelle mani dei due blocchi confessionali e delle loro potenti milizie. La seduta straordinaria dovrà essere ripetuta ancora molte volte, e altrettante volte l’esecutivo subirà un rimpasto, così da allungare i tempi.

Da quando il premier precedente, Adel Abdul Mahdi, si è dimesso, lo scorso settembre, lo sventurato paese sembra non avere più prospettive: da una parte le proteste che continuano in molte città irachene (finora si contano oltre 600 persone uccise e 25mila ferite), dall’altra la crisi dei partiti dominanti, al potere da 16 anni. I manifestanti chiedono che venga fissata una scadenza precisa per le nuove elezioni, mentre i partiti tentano di riciclarsi con nuove facce presentando le stesse coalizioni corrotte.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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