È triste vedere piazza Tahrir, a Baghdad, senza le tende dei manifestanti a presidiarla. Di un totale di 220 tende oggi ne rimangono solo 17, le altre sono state richiuse e messe via dopo il primo anniversario della più lunga protesta nella storia moderna dell’Iraq, nel corso della quale 700 persone sono morte e altre 25mila sono rimaste ferite. Non è ancora chiaro perché i manifestanti si siano ritirati così repentinamente e la piazza sia stata riaperta al traffico.
Ne ho parlato con alcuni attivisti. Uno di loro, un giornalista di 32 anni che si fa chiamare Yasser, mi ha raccontato che “negli ultimi mesi” la piazza è stata “infiltrata dalle milizie filoiraniane”. “Più di 25 tende appartenevano a undici di questi gruppi”, spiega. “Negli ultimi giorni le loro bande hanno lanciato sassi e bottiglie molotov contro le forze governative nel tentativo di alimentare le violenze tra i manifestanti e la polizia disarmata. Abbiamo provato a mantenere pacifica la nostra protesta, ma loro si sono scagliati contro di noi. Perciò abbiamo deciso di ritirarci”.
Notizie ufficiose
Un altro manifestante, Fares, un ricercatore di 34 anni, racconta un’altra storia: “Dopo aver incontrato il primo ministro Mustafa al Kadhimi, un attivista di nome Dhurgham ha passato agli altri l’informazione che le organizzazioni filoiraniane stavano pianificando un massacro, e cercando di scatenare scontri tra i manifestanti, e tra manifestanti e polizia”.
Fares sostiene che Al Kadhimi si stia preparando a creare un nuovo partito per presentarsi alle elezioni con una candidatura più forte. I nuovi partiti ufficialmente registrati per le prossime elezioni sono già 230, e il capo della commissione elettorale Hussain Hindawi si aspetta che arriveranno a quasi trecento. Alcune voci parlano di incontri segreti tra gli attivisti per organizzare meglio le proteste, tenendo conto degli errori commessi in passato.
Il 28 ottobre la prima persona che ha attraversato in auto il tunnel di piazza Tahrir dopo la riapertura ha scritto in un tweet: “Mi sono venute le lacrime agli occhi quando ho letto su un muro la lunga lista dei nomi dei martiri”.
(Traduzione di Francesco De Lellis)
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