24 novembre 2020 17:38

Il tasso di povertà in Iraq ha raggiunto il suo apice a Bassora, città che da sola produce un terzo di tutto il petrolio iracheno. A lanciare l’allarme è stato l’ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani a Bassora, secondo il quale la quota di popolazione al di sotto della soglia di povertà ha raggiunto il 40 per cento. In una città così ricca, considerata come la capitale economica del paese, questo dato rappresenta un’ulteriore ferita per i suoi disoccupati.

Ogni giorno i giovani laureati manifestano, ormai senza speranze, di fronte ai palazzi delle istituzioni governative e sulle strade che conducono agli stabilimenti delle industrie petrolifere. Solo chi possiede un titolo o una laurea nelle professioni sanitarie può avere una minima opportunità di trovare impiego. Gli altri non riceveranno alcuna risposta.

Bassora è un esempio, ma il tasso di povertà nel paese è salito al 31,7 per cento a causa delle ripercussioni dell’epidemia da covid-19. Secondo il ministero della pianificazione un milione e 400mila iracheni sono finiti sotto la soglia di povertà. Considerato questo aumento, rispetto ai dieci milioni pre-crisi, il numero di persone ridotte in povertà sale a 11,4 milioni, su un totale di 37 milioni di abitanti.

Le recenti cifre divulgate dal ministero della pianificazione rivelano che nel paese tre milioni e mezzo di iracheni vivono in quartieri informali, concentrati per lo più nelle due città più grandi, Baghdad e Bassora. Alla luce di questa crisi economica, gli analisti finanziari prevedono che questi numeri siano destinati a crescere bruscamente in futuro.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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