Lo stato di Amazonas, in Brasile, è stato colpito da una grave siccità. (Michael Dantas, Afp)

La crisi climatica rappresenta una “minaccia esistenziale” per la vita sulla Terra, ha avvertito il 24 ottobre un gruppo di scienziati in uno studio che analizza gli eventi meteorologici estremi del 2023 e l’incapacità dell’umanità di ridurre le emissioni.

Nello studio, pubblicato sulla rivista BioScience, i ricercatori hanno esaminato trentacinque “indicatori” globali, tra cui la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, il consumo di energia e di carne pro capite, la deforestazione legata agli incendi e i giorni di caldo estremo. È emerso che venti dei trentacinque indicatori hanno raggiunto livelli record nel 2023.

“Siamo rimasti stupiti anche noi dall’intensità e dalla frequenza degli eventi estremi nel 2023”, scrivono gli autori dello studio. “La verità è che siamo ormai entrati in un territorio sconosciuto e che la situazione è molto preoccupante”.

Mentre il 2023 si avvia a diventare l’anno più caldo mai registrato, il pianeta è stato colpito da ondate di caldo mortali, tempeste e alluvioni, in una sequenza ininterrotta di disastri naturali.

Le temperature degli oceani hanno registrato livelli record per mesi, anche se gli scienziati non sono ancora in grado di spiegare compiutamente il fenomeno, ha affermato Johan Rockström, direttore dell’Istituto di Potsdam per le ricerche sul clima (Pik).

Per gli autori dello studio, la conclusione è chiara: “La vita sulla Terra è sotto assedio”.

Punti critici

Nonostante questo, l’umanità ha compiuto “progressi minimi” nella riduzione delle emissioni di gas serra: la concentrazione è a livelli record e i sussidi ai combustibili fossili sono aumentati.

“Dobbiamo cambiare prospettiva sull’emergenza climatica, che non è più un problema ambientale isolato ma una minaccia sistemica ed esistenziale”, si legge nello studio, pubblicato a un mese dall’inizio della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop 28) a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

L’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi – limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale – dovrà essere valutato su più anni prima di essere considerato mancato. “Ma la soglia potrebbe essere superata in tutti i prossimi anni”, ha avvertito William Ripple, coautore dello studio. Questo aprirebbe la strada a una serie di conseguenze che finirebbero per alimentarsi a vicenda: scioglimento delle calotte di ghiaccio ai poli, scomparsa delle foreste, scongelamento del carbonio immagazzinato nel permafrost, estinzione dei coralli e così via.

“Una volta superati, questi punti critici potrebbero alterare il clima in modi che sarebbe difficile, se non impossibile, invertire”, ha aggiunto Ripple, che insegna all’università dell’Oregon, negli Stati Uniti.

Tim Lenton, dell’università di Exeter, nel Regno Unito, ha dichiarato all’Afp: “Il superamento di alcuni punti critici è ormai inevitabile. Ma possiamo sperare di evitare i danni peggiori della crisi climatica riducendo drasticamente le emissioni. Ogni frazione di grado conta e la partita non è ancora finita”.

Gli autori del rapporto avvertono che fino a sei miliardi di persone potrebbero trovarsi in regioni inabitabili del pianeta entro la fine del secolo.