L’arresto dell’avvocata e attivista iraniana Nasrine Sotoudeh, avvenuto domenica durante il funerale della giovane studente Armita Garawand, ha scatenato la rabbia delle organizzazioni per i diritti umani che denunciano l‘“arbitrarietà” e le “atrocità” delle autorità iraniane.
Sotoudeh, 60 anni e vincitrice del premio Sakharov del parlamento europeo nel 2012, è stata arrestata più volte negli ultimi anni. Questa volta è stata arrestata al funerale di una diciassettenne, Armita Garawand, morta in circostanze non chiarite.
La studente, proveniente da una regione curda, è morta dopo un mese di coma. Diverse ong sostengono che sia stata gravemente ferita dopo essere stata aggredita in metropolitana dalla polizia morale, responsabile di far rispettare l’obbligo per le donne di indossare il velo in pubblico. Le autorità negano le accuse.
Il caso è ancora più delicato perché ricorda la morte di Mahsa Amini, morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale nel settembre 2022, scatenando una protesta senza precedenti – e violentemente repressa – in Iran e la nascita del movimento Woman, life, freedom.
“Sono rattristata e indignata per il fatto che la vita di un’altra giovane donna sia stata brutalmente stroncata a causa di leggi ingiuste e degradanti sul velo obbligatorio”, ha dichiarato la segretaria generale di Amnesty international, Agnès Callamard, su X (ex Twitter).
Ha inoltre denunciato la detenzione “arbitraria” di Nasrine Sotoudeh e ha chiesto il suo rilascio, insieme a quello di decine di altre persone arrestate durante il funerale.
Secondo Reza Khandan, il marito di Nasrine Sotoudeh, l’avvocata è stata “violentemente picchiata” durante l’arresto di domenica e poi è stata trasferita nel famigerato carcere femminile di Qarchak, vicino a Teheran.
Sotoudeh ha cominciato uno sciopero della fame, ha aggiunto il marito su Facebook.
Lunedì è stata portata davanti a un giudice e accusata di “complotto contro la sicurezza nazionale”.
“Le autorità giudiziarie le hanno detto che il processo si sarebbe svolto tra due settimane e che non sarebbe stata rilasciata fino ad allora”, ha continuato Khandan.
Nasrine Sotoudeh, madre di due figli, si batte da anni su questioni considerate molto delicate in Iran. In particolare, si è battuta contro l’esecuzione dei minori condannati a morte.
È anche apparsa nel film Taxi Teheran del regista Jafar Panahi ed è stata protagonista di un documentario nel 2020.
“È una delle figure più importanti e coraggiose nella lotta per i diritti umani in Iran”, ha dichiarato Suzanne Nossel, direttore di Pen America, un’organizzazione che difende la libertà di stampa.