L’ospedale Al Shifa, nella città di Gaza, il 10 novembre 2023. (Khader Al Zanoun, Afp)

Il viceministro della salute di Hamas, Yussef Abu Rich, ha dichiarato il 13 novembre all’Afp che “tutti gli ospedali della parte nord della Striscia di Gaza sono fuori servizio”.

Dal 10 novembre Israele ha messo sotto assedio gli ospedali, sostendendo che siano usati dai combattenti di Hamas per scopi militari. Le strutture sono anche rimaste senza elettricità a causa della mancanza di carburante per i generatori dovuta all’assedio totale proclamato da Israele il 9 ottobre.

“Sei neonati prematuri e nove pazienti in terapia intensiva sono morti a causa dell’assenza di elettricità nell’ospedale Al Shifa”, ha aggiunto il viceministro della salute. L’ospedale, il più grande della Striscia di Gaza, è stato anche bombardato dall’esercito israeliano.

L’11 novembre l’ospedale aveva affermato che 39 neonati prematuri erano presenti nella struttura e che le infermiere stavano effettuando “massaggi respiratori manuali” per cercare di tenerli in vita.

In un messaggio pubblicato sul social network X, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito “drammatica” la situazione sanitaria di Gaza: “Il mondo non può restare in silenzio quando gli ospedali, che dovrebbero essere luoghi di pace, si trasformano in scene di morte, devastazione e disperazione. Chiedo un cessate il fuoco immediato”.

Migliaia di civili palestinesi che si sono rifugiati all’interno dell’ospedale Al Shifa sperano di poterlo lasciare il 13 novembre.

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver “messo in sicurezza” dei corridoi per trasferire i civili da alcune strutture sanitarie, tra cui l’ospedale Al Shifa, dove si sono rifugiati quindicimila civili, secondo i dati forniti da Hamas e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).

Trattative per gli ostaggi

Secondo le Nazioni Unite, più di 1,5 milioni di abitanti della Striscia di Gaza su un totale di 2,4 milioni sono stati costretti a lasciare le loro case. Il territorio è sottoposto a un assedio totale israeliano che priva la popolazione di cibo, acqua, medicinali ed elettricità.

“Negli ultimi tre giorni quasi duecentomila palestinesi hanno lasciato il nord della Striscia di Gaza, rifugiandosi a sud, grazie a corridoi aperti quotidianamente durante pause nei combattimenti”, ha affermato la sera dell’11 novembre l’esercito israeliano.

L’aviazione israeliana ha però continuato a bombardare anche la parte sud del territorio. A Bani Suheila, vicino a Khan Yunis, un bombardamento ha causato la morte di dieci persone, tra cui alcuni bambini, secondo i servizi medici.

Intanto, in un’intervista concessa il 12 novembre all’emittente tv statunitense Nbc, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che sono in corso delle trattative per ottenere la liberazione di alcuni dei circa 240 ostaggi in mano ad Hamas. Netanyahu ha più volte dichiarato che un cessate il fuoco è impossibile senza la liberazione degli ostaggi.

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 11.180 persone, tra cui 4.609 bambini. L’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre ha invece causato circa 1.200 vittime in Israele.