Chaideer Mahyuddin, Afp

Il 13 novembre è cominciato a Nairobi, in Kenya, un nuovo ciclo di negoziati per un trattato contro l’inquinamento da plastica. C’è un ampio consenso sulla necessità di un trattato, ma le posizioni divergono tra governi, ambientalisti e industria della plastica.

Nel 2022 i rappresentanti di 175 paesi avevano concordato di finalizzare il primo trattato globale contro l’inquinamento da plastica entro la fine del 2024.

“Dichiaro aperta la terza sessione del Comitato internazionale dei negoziati (Inc) sull’inquinamento da plastica”, ha affermato il peruviano Gustavo Meza-Cuadra Velásquez, del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). I negoziati si concluderanno il 19 novembre.

“L’inquinamento da plastica continua a diffondersi nei nostri oceani, a nuocere alla fauna selvatica e a infiltrarsi nei nostri ecosistemi”, ha aggiunto Meza-Cuadra. “È una minaccia diretta all’ambiente, alla salute umana e al delicato equilibrio del nostro pianeta”.

La posta in gioco è alta perché la plastica, un prodotto dell’industria petrolchimica, è onnipresente: rifiuti di tutte le dimensioni si trovano perfino sui fondali degli oceani e sulle cime delle montagne, mentre microplastiche sono state rilevate nel sangue degli esseri umani e nel latte materno.

“Tutti gli ecosistemi sono minacciati dall’inquinamento da plastica”, ha sottolineato Jyoti Mathur-Filipp, segretaria esecutiva dell’Inc. “Ma siamo ancora in tempo per rimediare”.

“L’inquinamento da plastica costituisce una minaccia esistenziale per la vita e per l’umanità”, ha affermato il presidente keniano William Ruto. “Se vogliamo risolvere il problema dobbiamo cambiare tutto”.

460 milioni di tonnellate

I negoziatori si sono già incontrati due volte, ma nella terza sessione discuteranno per la prima volta di una bozza di trattato presentata a settembre.

In vista dei negoziati di Nairobi, circa sessanta paesi – guidati dal Ruanda, dalla Norvegia e dall’Unione europea – hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione e hanno chiesto “misure vincolanti per limitare la produzione e il consumo di plastica”.

Ma questa posizione non è condivisa dai paesi membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) e dagli Stati Uniti, che preferiscono limitarsi a rafforzare il riciclo della plastica e a gestire meglio i rifiuti.

L’inquinamento da plastica è destinato ad aggravarsi: la produzione annua è più che raddoppiata in vent’anni, raggiungendo i 460 milioni di tonnellate. Se non s’interviene, potrebbe triplicare entro il 2060. Al momento solo il 9 per cento della plastica è riciclata.

Il settore della plastica ha anche un ruolo nel riscaldamento globale: nel 2019 ha rappresentato il 3,4 per cento delle emissioni globali di gas serra, una cifra che potrebbe più che raddoppiare entro il 2060, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

La sessione di Nairobi è la terza di cinque. La quarta e la quinta si svolgeranno nel 2024 in Canada e in Corea del Sud.

I negoziati di Nairobi precedono di poco più di due settimane l’apertura negli Emirati Arabi Uniti della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop28 (30 novembre-12 dicembre), che punta a ridurre le emissioni di gas serra e ad aiutare i paesi poveri a fronteggiare le conseguenze della crisi climatica.