Il 22 novembre gli olandesi sono chiamati alle urne per delle elezioni legislative anticipate molto incerte, al termine delle quali il primo ministro uscente Mark Rutte si dimetterà dopo tredici anni alla guida dei Paesi Bassi.
Dopo settimane in cui si è parlato di una corsa a tre, gli ultimi sondaggi hanno mostrato un rafforzamento dell’estrema destra, che si è aggiunta ai favoriti.
Le elezioni sono seguite con attenzione anche in Europa, dove Rutte ha svolto un ruolo di primo piano su questioni che vanno dal salvataggio dell’eurozona – tema sul quale è spesso entrato in rotta di collisione con i paesi dell’Europa meridionale – alla guerra in Ucraina.
Dilan Yeşilgöz, 46 anni, leader del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd, centrodestra), la formazione di Rutte, potrebbe diventare la prima premier donna.
L’ex commissario europeo Frans Timmermans, alla guida di un’alleanza composta dal Partito del lavoro (Pvda) e dagli ambientalisti della Sinistra verde, ha registrato un aumento dei consensi nelle ultime settimane.
Secondo alcuni analisti politici, molti elettori sostengono Timmermans anche per evitare una coalizione tra il Vvd e il Partito per la libertà (Pvv), la formazione di estrema destra guidata da Geert Wilders.
Un terremoto politico
Yeşilgöz, nata in Turchia e arrivata nei Paesi Bassi a otto anni con il padre richiedente asilo, ha una linea dura sull’immigrazione e non ha escluso la possibilità di una coalizione con il Pvv.
Di recente Wilders ha ammorbidito alcune delle sue posizioni più estreme, affermando per esempio che ci sono problemi più urgenti della riduzione dei richiedenti asilo, e si è detto pronto a diventare il premier di tutti gli olandesi.
Una sua vittoria provocherebbe un terremoto politico nei Paesi Bassi, con possibili ripercussioni anche all’estero, e renderebbe più difficile la formazione di un governo di coalizione.
Tra i favoriti c’è anche un partito nato appena tre mesi fa, il Nuovo contratto sociale (Nsc), guidato dal carisamtico Pieter Omtzigt.
Omtzigt, 49 anni, ha affermato di voler rendere la politica olandese più trasparente, dopo gli scandali degli ultimi anni. Anche lui ha una linea dura sull’immigrazione.
Costo della vita e crisi abitativa
A luglio Rutte aveva annunciato a sorpresa le dimissioni del suo governo in seguito a divergenze “insormontabili” sull’immigrazione e, pochi giorni dopo, il suo ritiro dalla politica.
I temi principali della campagna elettorale sono stati l’immigrazione, il costo della vita e la crisi abitativa, che colpisce soprattutto i giovani.
Probabilmente nessun partito otterrà più del 20 per cento dei voti e saranno quindi necessarie lunghe trattative per formare un governo di coalizione.
Per formare l’ultimo governo ci sono voluti 271 giorni.
“Chiunque dica di conoscere l’esito delle elezioni sta mentendo”, ha dichiarato all’Afp la politologa Julia Wouters. “Tutto può succedere”.