Alcuni israeliani festeggiano il rilascio degli ostaggi. (Jack Guez, Afp)

La tregua tra Israele e Hamas, accompagnata dal rilascio di ostaggi e prigionieri e dalla consegna di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, è entrata il 27 novembre nel suo quarto e ultimo giorno, ma si lavora a una proroga.

La sera del 26 novembre Hamas ha affermato in un comunicato di voler “prorogare la tregua oltre i quattro giorni previsti per ottenere la liberazione di altri prigionieri”.

Una fonte vicina ad Hamas ha dichiarato all’Afp che il gruppo palestinese “ha informato i mediatori di essere favorevole a un’estensione di due o quattro giorni”.

L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione del Qatar e con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Egitto, prevede una tregua di quattro giorni, l’accelerazione della consegna di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e il rilascio di 50 ostaggi rapiti da Hamas in Israele in cambio di 150 detenuti palestinesi.

Dal 24 novembre sono stati rilasciati 39 ostaggi (oltre a 24 non previsti dall’accordo, in maggioranza lavoratori tailandesi) e 117 prigionieri palestinesi, con un rapporto di un ostaggio ogni tre prigionieri.

Una disposizione dell’accordo prevede la possibilità di estendere la tregua procedendo al rilascio giornaliero di circa dieci ostaggi e trenta prigionieri.

Tra gli ostaggi liberati il 26 novembre c’era anche una bambina statunitense di quattro anni, Abigail, rimasta orfana durante l’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre.

“Ha subìto un trauma terribile”, ha affermato il presidente statunitense Joe Biden, che si è detto favorevole a una proroga della tregua.

“Abigail non ha più i genitori, ma ha un intero paese che le vuole bene”, ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Ci prenderemo cura di lei”.

“C’è la possibilità di estendere la tregua, ed è una buona cosa”, ha aggiunto. “Ma come ho spiegato a Biden, non rinunceremo al nostro obiettivo: distruggere Hamas e fare in modo che la Striscia di Gaza non sia più una minaccia per Israele”.

Netanyahu, che il 27 novembre chiederà al governo un “finanziamento di guerra” da trenta miliardi di shekel (7,3 miliardi di euro), ha effettuato il 26 novembre una visita nella Striscia di Gaza, la prima di un leader israeliano dal ritiro unilaterale dal territorio palestinese nel 2005.

Nella Cisgiordania occupata alcuni autobus del Comitato internazionale della croce rossa (Cicr) hanno condotto i prigionieri liberati a Ramallah e Beitunia, dove sono stati accolti da una folla in festa.

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 14.854 persone, tra cui almeno 6.150 bambini. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.200 vittime in Israele. Hamas ha anche rapito circa 240 persone.

Abitanti di Gaza tra le rovine

Nonostante la tregua, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza rimane catastrofica, secondo l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Dal 24 novembre 248 camion carichi di aiuti sono entrati nella Striscia di Gaza dal valico di Rafah.

“Ci vorrebbero duecento camion al giorno per almeno due mesi per poter aiutare tutti”, ha dichiarato all’Afp Adnan Abu Hasna, un portavoce dell’Unrwa, aggiungendo che in alcune zone mancano acqua potabile e cibo.

Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto 1,7 milioni di abitanti della Striscia di Gaza su un totale di 2,4 milioni sono stati costretti a lasciare le loro case. La maggior parte è fuggita verso sud dalla parte nord del territorio, dove infuriano i combattimenti.

L’esercito israeliano ha vietato ai palestinesi di tornare nelle loro case nel nord della Striscia di Gaza durante la tregua. Nonostante questo, migliaia di sfollati sono partiti verso nord.

Il 26 novembre molti abitanti della città di Gaza, devastata dai bombardamenti israeliani, si aggiravano tra le macerie degli edifici, hanno riferito alcuni giornalisti dell’Afp.

Secondo le Nazioni Unite, più di metà delle case della Striscia di Gaza sono state distrutte o danneggiate.