Soldati burkinabé nella regione settentrionale del Sahel, il 3 marzo 2019. (Luc Gnago, Reuters/Contrasto)

Almeno quaranta civili sono morti il 26 novembre in un grande attacco jihadista a Djibo, nel nord del Burkina Faso, hanno annunciato il 28 novembre le Nazioni Unite.

Si tratta del primo bilancio delle vittime civili dell’attacco. In precedenza una fonte interna alle forze di sicurezza aveva dichiarato all’Afp che l’esercito aveva ucciso decine di jihadisti coinvolti in un assalto a una base militare a Djibo. La fonte aveva aggiunto che erano morti anche alcuni soldati, senza fornire un bilancio preciso e senza menzionare i civili.

La cittadina di Djibo si trova vicino alla cosiddetta zona dei tre confini, tra Burkina Faso, Niger e Mali, dove operano milizie jihadiste legate ad Al Qaeda e al gruppo Stato islamico. Nell’ultimo anno questi gruppi hanno condotto vari attacchi contro convogli che portavano rifornimenti agli abitanti del nord.

“Un commando armato del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim), legato ad Al Qaeda, ha attaccato una base militare, le abitazioni e i campi per sfollati interni a Djibo, nella regione del Sahel, uccidendo almeno quaranta civili”, ha affermato in un comunicato l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhcr).

“Colpire deliberatamente i civili costituisce un crimine di guerra”, ha aggiunto.

Secondo una fonte delle forze di sicurezza, “l’attacco è stato condotto da centinaia di uomini armati che hanno cercato di penetrare nella base militare, ma sono stati respinti con l’aiuto dell’aviazione”.

“Gli assalitori, arrivati su moto e pick-up, hanno anche usato armi pesanti”, ha aggiunto. “Al termine della battaglia, che è durata più di tre ore, l’esercito ha neutralizzato decine di terroristi superstiti”.

Secondo l’agenzia di stampa statale Aib, “più di quattrocento terroristi sono stati uccisi nella controffensiva dell’esercito”.

La regione settentrionale del Sahel è la più colpita dagli attacchi jihadisti che da anni insanguinano il paese.

Il capitano Ibrahim Traoré, leader della giunta militare che ha assunto il potere con un colpo di stato nel settembre 2022, ha fatto della lotta ai gruppi jihadisti la sua priorità. Secondo le stime, circa il 40 per cento del paese sfugge al controllo dell’esercito.

Dal 2015 gli attacchi jihadisti hanno causato la morte di più di diciassettemila persone tra soldati e civili, secondo l’ong Acled.

Le violenze hanno costretto più di due milioni di persone a lasciare le loro case.