Gli attivisti protestano per la presenza dei lobbisti dei combustibili fossili alla Cop28, il 5 dicembre. (Karim Sahib, Afp)

Dobbiamo abbandonare i combustibili fossili o è meglio aggirare ancora una volta la domanda? Tutte le possibilità restano aperte sul tema nel sesto giorno della ventottesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, mentre il riscaldamento globale non dà tregua.

La seconda versione del documento finale è stata resa pubblica il 5 dicembre e riassume in 24 pagine le diverse possibilità proposte dai circa duecento paesi che stanno partecipando ai negoziati di Dubai. Le loro opinioni divergenti si riflettono nelle diverse opzioni lasciate aperte sulla questione del futuro dei combustibili fossili, al centro della Cop28.

Da un’“uscita programmata e giusta dai combustibili fossili” al nulla, tutte le opzioni sono sul tavolo, suggerendo che ci saranno molte tensioni da qui alla fine della conferenza, prevista per il 12 dicembre. Il ministro dell’energia saudita si è detto “assolutamente” contrario a un accordo sulla riduzione dei combustibili fossili, dimostrando fino a che punto i partiti tradizionali restino fedeli alle loro posizioni.

“E vi assicuro che nessuno ci crede, sto parlando dei governi”, ha detto il principe Abdelaziz bin Salman in un’intervista rilasciata da Riyadh a Bloomberg.

“Vorrei sfidare chiunque… stia dicendo pubblicamente che dobbiamo (ridurre l’uso dei combustibili fossili), vi darò il loro nome e numero, li chiamerò e chiederò loro come intendono farlo”.

Laurence Tubiana, una delle negoziatrici dello storico accordo di Parigi del 2015, ha detto all’Afp che “al momento non è chiaro su cosa si troverà un accordo nella dichiarazione finale, perché tutte le opzioni sono sul tavolo”. Le trattative “sono difficili perché non riusciamo a vedere un punto di equilibrio”.

La Cop28 approva i risarcimenti climatici ai paesi poveri
Il 30 novembre i partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop28 hanno approvato nel primo giorno di lavori il meccanismo di attuazione di un fondo per compensare perdite e danni climatici nei paesi vulnerabili.
 

“Da un lato è normale in questa fase dei negoziati, ma il tema rischia di essere molto complicato, perché stiamo parlando dell’elefante nella stanza”, ha detto Tubiana in un’intervista a Dubai.

È “ormai inevitabile” che la soglia degli 1,5 gradi in più rispetto al periodo preindustriale venga superata “costantemente”, e c’è una possibilità su due che ciò succeda nei prossimi sette anni, secondo gli scienziati del Global carbon project.

Secondo uno studio dell’organizzazione, le emissioni di anidride carbonica dovute all’uso di carbone, gas e petrolio a livello mondiale dovrebbero infatti toccare un nuovo record nel 2023.

“Nonostante le loro promesse, i governi non hanno fatto abbastanza per ridurre il riscaldamento e alcuni hanno preferito puntare su false soluzioni, come lo stoccaggio dell’anidride carbonica, per perpetuare la dipendenza del mondo dai combustibili fossili”, afferma Climate action tracker nella sua ultima valutazione.

Secondo questo studio, gli impegni climatici assunti dai paesi di tutto il mondo porteranno a un riscaldamento di 2,5 gradi centigradi entro la fine del secolo. Questa cifra riflette gli impegni formalizzati nei “contributi determinati a livello nazionale” (Ndc), i piani per la riduzione delle emissioni annunciati dai paesi firmatari degli accordi di Parigi per il periodo fino al 2030.

Il rapporto rileva che gli Emirati Arabi Uniti, che ospitano la Cop28, hanno rafforzato i propri impegni ma “non saranno in grado di realizzarli con le loro politiche attuali”, puntando in particolare ai 150 miliardi di dollari d’investimenti previsti per lo sviluppo delle tecnologie legate al petrolio e al gas.

Decine di persone hanno manifestato all’ingresso della Cop28 il 5 dicembre, sotto un sole già alto, davanti a una grande immagine di un pianeta in fiamme.

“Eliminate gli inquinanti!”, cantava la piccola folla. Secondo una coalizione di ong, quasi 2.500 lobbisti dei combustibili fossili hanno ottenuto l’accredito per la conferenza.

“Non ho alcuna fiducia nel fatto che la Cop abbia successo” se “le Nazioni Unite continuano a consentire all’industria dei combustibili fossili” di guidare i dibattiti, ha detto all’Afp Thomas Harmy Joseph, dell’ong American indigenous environmental network.