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“Un tempo navigavamo tra Türkmenbaşy e Hazar”, ricorda Batyr Yussupov, marinaio di una nave da crociera in Turkmenistan. Oggi non è più possibile a causa della riduzione del livello del mar Caspio, la più grande massa d’acqua chiusa della Terra.

Alle spalle di Yussupov c’è un grande ritratto di Serdar Berdymukhamedov, presidente del Turkmenistan, uno dei cinque stati che si affacciano sul mar Caspio (gli altri sono Russia, Kazakistan, Azerbaigian e Iran).

L’immenso bacino – che ha una superficie di 371mila chilometri quadrati, più della Germania – si sta riducendo progressivamente.

Le ragioni del fenomeno, che non è stato ancora studiato a fondo, sono oggetto di dibattito tra gli scienziati, ma potrebbe trattarsi di variazioni naturali aggravate dal cambiamento climatico.

Le immagini satellitari mostrano che nella città turkmena di Hazar la costa si è allontanata di ottocento metri, mentre al largo è comparsa un’isola.

Secondo lo scienziato turkmeno Nazar Muradov, la variazione del livello del mar Caspio può essere spiegata da “movimenti tettonici ed eventi sismici che modificano il fondale marino”. “Il mare era già sceso negli anni trenta e ottanta del novecento, prima di risalire”, ha spiegato.

“Ma ci sono anche motivi climatici”, ha aggiunto. “Il mare si sta restringendo anche a causa della ridotta portata dei fiumi, delle scarse precipitazioni e della maggiore evaporazione”.

L’Asia centrale è una delle regioni più colpite dal cambiamento climatico, e sta ancora pagando le conseguenze del prosciugamento del lago d’Aral, una delle più gravi catastrofi ambientali del novecento.

Anche a Türkmenbaşy la costa si sta ritirando inesorabilmente.

“L’estate scorsa l’acqua mi arrivava alle spalle, ora mi arriva alle ginocchia”, ha raccontato Liudmila Essenova, 35 anni, che nuota regolarmente nel mar Caspio.

Se Essenova deve camminare più a lungo per raggiungere il mare, la riduzione del livello del Caspio sta avendo conseguenze molto più gravi, anche economiche.

Il fenomeno minaccia le infrastrutture costruite lungo la costa, compreso il porto di Türkmenbaşy, fondamentale per il commercio tra l’Asia e l’Europa.

Di recente anche il governo turkmeno è uscito allo scoperto, cosa rara in questo paese ricco di idrocarburi in cui l’informazione è sottoposta a uno stretto controllo.

“In venticinque anni il mar Caspio si è abbassato di quasi due metri, ed è un dato allarmante”, ha affermato Raşit Meredov, vicepresidente e ministro degli esteri, invitando i paesi vicini a collaborare per trovare una soluzione.

“La riduzione del livello del Caspio è il problema più urgente che abbiamo”, ha aggiunto.

Flora e fauna in pericolo

Al momento la cooperazione tra gli stati della regione è ancora in una fase embrionale, dopo anni di dispute per il controllo delle enormi riserve di idrocarburi del bacino.

“Il nostro obiettivo comune è garantire la sicurezza del mar Caspio e del suo ecosistema unico”, ha affermato il governo kazaco.

La riduzione del livello dell’acqua e l’aumento delle temperature stanno anche minacciando la flora e la fauna marine, comprese le foche del Caspio (Pusa caspica).