Donald Trump a Conway, South Carolina, il 10 febbraio 2024. (Julia Nikhinson, Afp)

Il 12 febbraio l’ex presidente Donald Trump ha presentato ricorso alla corte suprema contro la decisione di una corte d’appello federale di respingere la sua richiesta d’immunità penale.

La richiesta di Trump era stata respinta il 6 febbraio, aprendo la strada alla ripresa del suo processo a Washington per aver cercato di rovesciare l’esito delle presidenziali del 2020.

Ma il ricorso alla corte suprema sospende nuovamente il processo di Washington, inizialmente previsto per il 4 marzo. Prima ancora della decisione della corte d’appello federale, la giudice Tanya Chutkan, incaricata di presiedere il processo, aveva dovuto rinviarlo a data da destinarsi.

Il ricorso alla corte suprema doveva essere presentato entro il 12 febbraio.

Gli avvocati di Trump chiedono alla corte suprema di annullare la decisione della corte d’appello federale e, in attesa di una decisione sul merito, di sospenderla.

Rivendicano “l’immunità assoluta” per le azioni di Trump quando era alla Casa Bianca.

“Concedere a Trump l’immunità minerebbe il principio della separazione dei poteri”, avevano invece scritto i tre giudici della corte d’appello nel testo della loro decisione.

“Un ex presidente non può essere al di sopra della legge a tempo indeterminato”, avevano aggiunto, confermando la decisione presa a dicembre dalla giudice Chutkan.

“L’immunità può essere invocata solo finché un presidente è in carica”, avevano concluso.

L’ex presidente, candidato alle presidenziali del 2024, deve affrontare quattro diversi processi penali, ma sta cercando con una serie di ricorsi di evitarli o almeno rinviarli a dopo le elezioni.

In caso di rielezione, Trump potrebbe ordinare la chiusura dei processi a suo carico (almeno di quelli che si tengono a livello federale) dopo il suo insediamento nel gennaio 2025.