Gli scontri tra centinaia di membri di clan rivali hanno causato almeno trenta morti negli altopiani della Papua Nuova Guinea, ha annunciato il 16 settembre la polizia, a cui sono stati conferiti poteri speciali per riportare la situazione sotto controllo.

Le violenze sono cominciate ad agosto quando un gruppo di minatori illegali è entrato in conflitto con un proprietario terriero nella valle del Porgera, che ospita una delle più grandi miniere d’oro del paese.

I tentativi di mediazione sono falliti e il conflitto è degenerato in intensi scontri tribali, con circa trecento colpi di arma da fuoco sparati nella sola giornata del 15 settembre, ha affermato Joseph Tondop, capo della polizia della provincia di Enga.

“Trenta membri dei clan rivali sono stati uccisi, mentre centinaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case”, ha dichiarato.

“Anche due impiegati pubblici sono stati uccisi mentre tornavano a casa dal lavoro”, ha aggiunto.

Il capo della polizia nazionale David Manning ha affermato di aver autorizzato gli agenti ad aprire il fuoco contro i responsabili delle violenze.

“La colpa è dei minatori e degli occupanti illegali che ricorrono alla violenza per terrorizzare i proprietari terrieri e le comunità locali”, ha spiegato.

Manning ha aggiunto che nella regione è stato introdotto un coprifuoco notturno ed è stata vietata la vendita di alcolici.

I conflitti tribali sono comuni nel paese, ma di recente sono stati aggravati dalla diffusione delle armi da fuoco automatiche.

In passato la miniera d’oro a cielo aperto di Porgera rappresentava circa il 10 per cento del valore delle esportazioni annue della Papua Nuova Guinea, ma negli ultimi anni le ricorrenti esplosioni di violenza hanno rallentato la produzione.

La settimana scorsa, nel corso di una visita nel paese, papa Francesco aveva invitato la popolazione a “fermare la spirale della violenza”.

La Papua Nuova Guinea ha grandi riserve di oro, rame, nichel, gas e legname, che hanno attirato le multinazionali straniere, ma gran parte della popolazione vive in povertà.