La mattina del 23 settembre Israele ha condotto decine di bombardamenti nel sud e nell’est del Libano dopo aver annunciato “un’intensificazione dei raid” contro il gruppo Hezbollah e lanciato un avvertimento alla popolazione.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso il 22 settembre la preoccupazione che il Libano possa diventare “un’altra Gaza”, riferendosi al conflitto in corso nel territorio palestinese tra Israele e Hamas.

Il 23 settembre l’esercito israeliano ha invitato i civili libanesi a “tenersi alla larga dalle aree controllate da Hezbollah nel sud del Libano”, aggiungendo che gli attacchi contro il gruppo filoiraniano “continueranno nel prossimo futuro, diventando più intensi e precisi”.

L’agenzia di stampa statale libanese Ani ha affermato che “gli aerei da guerra nemici hanno condotto più di ottanta attacchi in mezz’ora”, colpendo alcune aree nel sud del Libano e la valle della Beqaa, nell’est del paese.

Secondo il ministero della salute libanese, gli attacchi israeliani hanno causato almeno 182 morti e più di settecento feriti.

Nell’ottobre 2023 Hezbollah aveva aperto un fronte contro Israele a sostegno del suo alleato palestinese Hamas, promettendo di colpire Israele “finché continuerà l’aggressione a Gaza”.

Gli obiettivi di guerra del governo israeliano comprendono da qualche giorno il ritorno di decine di migliaia di sfollati costretti a lasciare le loro case nel nord d’Israele per gli attacchi di Hezbollah.

“Siamo determinati a permettere agli abitanti del nord d’Israele di tornare nelle loro case in sicurezza”, ha affermato il 22 settembre il primo ministro Benjamin Netanyahu.

“Abbiamo inflitto a Hezbollah una serie di colpi che non avrebbe mai immaginato”, ha aggiunto, riferendosi a un attacco israeliano vicino a Beirut che il 20 settembre ha decapitato l’unità d’élite del gruppo libanese e, soprattutto, a quelli, attribuiti a Israele, contro i dispositivi per le comunicazioni del gruppo, il 18 e il 19 settembre, che hanno causato 39 morti e 2.931 feriti.

“Colpiremo chiunque minacci i cittadini israeliani”, ha avvertito il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi. “È un avvertimento a Hezbollah, al Medio Oriente e al mondo”.

“Le minacce non ci fermeranno, siamo pronti per qualunque scenario militare”, ha dichiarato il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, durante il funerale di Ibrahim Aqil, il comandante dell’unità d’élite del gruppo rimasto ucciso il 20 settembre.

Il 22 settembre gli attacchi israeliani contro obiettivi di Hezbollah in Libano hanno causato tre morti, tra cui due combattenti, secondo le autorità libanesi.

Hezbollah ha invece affermato di aver preso di mira siti militari nel nord d’Israele.

“Circa 150 razzi, missili e droni sono stati lanciati verso il nord d’Israele senza causare danni significativi”, ha affermato l’esercito israeliano.

“Centinaia di migliaia di persone hanno però dovuto raggiungere i rifugi”, ha aggiunto, mentre le scuole resteranno chiuse il 23 settembre.

Di fronte all’intensificarsi delle violenze, gli Stati Uniti, principale alleato d’Israele, hanno invitato i loro cittadini a lasciare il Libano.

“Faremo tutto il possibile per evitare un allargamento del conflitto”, ha dichiarato il presidente Joe Biden.

Dall’ottobre 2023 gli scambi a fuoco tra Israele ed Hezbollah hanno causato centinaia di morti in Libano, in maggioranza combattenti, e decine di morti in Israele e nelle alture del Golan occupate.