La sera del 17 ottobre la corte suprema del Texas ha sospeso all’ultimo momento l’esecuzione di Robert Robertson, 57 anni, un uomo con disturbi dello spettro autistico condannato per la morte della figlia nel 2002, attribuita alla cosiddetta “sindrome del bambino scosso”, una tesi che in seguito ha suscitato forti dubbi.

La corte suprema del Texas ha accolto la richiesta di una commissione della camera dei rappresentanti dello stato che aveva convocato Roberson per un’udienza il 21 ottobre.

Su richiesta della commissione, un giudice aveva emesso un’ordinanza che impediva alle autorità del Texas di eseguire la condanna a morte prima dell’udienza, ma una corte d’appello aveva ribaltato la decisione.

“Non vediamo l’ora di accogliere Robertson per l’udienza”, hanno scritto i deputati del Texas Joe Moody e Jeff Leach in una dichiarazione congiunta, esprimendo soddisfazione per la decisione della corte suprema dello stato.

In precedenza la corte suprema degli Stati Uniti, a maggioranza conservatrice, aveva invece respinto la richiesta di sospensione.

Gli avvocati di Roberson sostengono che la diagnosi di morte per sindrome del bambino scosso, fatta nel 2002 nell’ospedale dove l’uomo aveva portato la figlia Nikki in condizioni critiche, sia un errore medico.

Sostengono inoltre che i disturbi dello spettro autistico, diagnosticati a Robertson solo nel 2018, abbiano avuto un ruolo importante nella condanna.

“Non c’è stato alcun crimine, ma solo la tragica morte di una bambina per cause naturali”, hanno affermato gli avvocati nel ricorso alla corte suprema.

Si riferiscono a recenti analisi mediche che hanno attribuito la morte di Nikki a una grave polmonite, all’epoca non rilevata, aggravata dalla prescrizione di farmaci inappropriati.

Richiesta di clemenza

Il 15 ottobre l’ex poliziotto Brian Wharton, che all’epoca si era occupato del caso, ha espresso il suo rammarico per il fatto che le indagini abbiano seguito esclusivamente la pista della sindrome del bambino scosso.

“La cosa più sorprendente del caso è che non c’è alcun crimine”, ha affermato a settembre lo scrittore John Grisham, ex avvocato e attivista contro gli errori giudiziari.

La richiesta di clemenza per Roberson è sostenuta da 86 deputati del Texas, più di un terzo dei quali repubblicani.

Dall’inizio dell’anno negli Stati Uniti sono state eseguite venti condanne a morte, tutte per iniezione letale tranne due in Alabama per inalazione di azoto, un metodo che le Nazioni Unite considerano una forma di tortura.