La conferenza internazionale sul Libano che si è svolta a Parigi ha raccolto più di ottocento milioni di dollari in aiuti umanitari e duecento milioni di dollari in aiuti militari, ha annunciato il 24 ottobre il ministro degli esteri francese Jean-Noël Barrot.

“Abbiamo risposto all’appello delle Nazioni Unite con aiuti sostanziali, a cui si aggiungono importanti contributi in natura”, ha affermato. La cifra raccolta è infatti circa il doppio di quella chiesta dalle Nazioni Unite all’inizio di ottobre per fronteggiare l’emergenza degli sfollati.

“La comunità internazionale ha raccolto la sfida”, ha dichiarato, aggiungendo che gli Stati Uniti hanno contribuito con ben trecento milioni di dollari.

Il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato la mattina del 24 ottobre che la Francia avrebbe stanziato cento milioni di euro (circa 108 milioni di dollari).

Barrot ha deplorato il fatto che “quindici anni di crescita in Libano sono stati spazzati via nel giro di poche settimane” a causa del conflitto tra Israele e il gruppo filoiraniano Hezbollah.

Il ministro ha affermato che i partecipanti alla conferenza hanno “concordato sull’urgente necessità di una soluzione diplomatica per garantire la sicurezza della popolazione sia in Libano sia in Israele”.

Secondo lui, questa soluzione implica la piena attuazione della risoluzione 1701, con la quale nel 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha potenziato la missione della forza di pace dell’Unifil, e “la fine delle ostilità su entrambi i lati del confine”.

Il ministro ha poi sottolineato l’importanza di schierare l’esercito libanese in forze nel sud del Libano.

Infine, Barrot ha esortato i leader politici libanesi ad assumersi le proprie responsabilità eleggendo con la massima urgenza un presidente, dato che la carica è vacante da quasi due anni.

“È inconcepibile che in un momento come questo il Libano non abbia un presidente che rappresenti l’unità nazionale”, ha concluso.