Il 15 gennaio in varie località del paese il governo del Kosovo ha chiuso le istituzioni serbe, tra cui alcune “amministrazioni parallele”, aggravando le tensioni con Belgrado a poche settimane dalle elezioni legislative, previste a febbraio.
“Il tempo delle amministrazioni e delle istituzioni parallele della Serbia nella Repubblica del Kosovo è finito”, ha affermato il ministro dell’interno kosovaro Xhelal Sveçla, elencando le dieci località in cui sono avvenute le chiusure.
“Non permetteremo alla Serbia di violare la nostra costituzione e lo stato di diritto”, ha dichiarato.
Sveçla ha aggiunto che la polizia ha chiuso anche alcuni uffici postali e fiscali serbi nel corso dell’operazione, condotta nel centro e nel sud del paese.
Secondo l’emittente privata serba B92, che ha intervistato sul tema il presidente serbo Aleksandar Vučić, in totale sono state chiuse “trentacinque istituzioni, che impiegavano circa 1.100 persone”.
“Queste persone non resteranno senza lavoro”, ha affermato Vučić. “Continueranno a ricevere i loro stipendi e potranno mantenere le loro famiglie”.
Negli ultimi mesi le autorità kosovare avevano condotto altre operazioni per smantellare quelle che considerano amministrazioni e istituzioni parallele che operano illegalmente nelle aree a maggioranza serba.
Pristina ha chiuso municipi, uffici postali, banche, uffici fiscali ed enti per il rilascio delle targhe automobilistiche serbe, oltre a vietare l’uso del dinaro serbo.
Le operazioni precedenti erano state condotte nelle aree del nord del Kosovo a maggioranza serba. Quest’ultima ha invece preso di mira le istituzioni di Belgrado nelle enclave serbe nel resto del paese.
Solo gli istituti scolastici e sanitari finanziati da Belgrado potranno continuare a operare.
“Pericolosa escalation”
La Serbia, che non ha mai riconosciuto l’indipendenza proclamata nel 2008 dalla sua ex provincia a maggioranza albanese, ha denunciato una “pericolosa escalation”.
“È evidente che il primo ministro kosovaro Albin Kurti sta usando queste provocazioni per la sua campagna elettorale”, ha affermato sul social network X il ministro degli esteri serbo Marko Đurić, aggiungendo che “questa strategia minaccia la stabilità della regione”.
L’operazione arriva a poco più di tre settimane dalle elezioni legislative del 9 febbraio, che saranno un banco di prova per le politiche perseguite dal capo del governo kosovaro.
Kurti punta a riaffermare la sovranità di Pristina sull’intero territorio, nonostante i rischi legati a un aumento delle tensioni con Belgrado.