L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi in più rispetto all’era preindustriale, la soglia massima fissata dall’accordo di Parigi, è ormai “irraggiungibile”, afferma un nuovo studio.

Secondo la ricerca, il cui autore principale è James Hansen, ex capo climatologo della Nasa, alcuni fattori alla base del cambiamento climatico sono stati sottostimati.

“L’obiettivo dei due gradi è irraggiungibile”, ha affermato Hansen il 4 febbraio durante la presentazione dello studio.

“Una delle cause è il consumo energetico globale, che sta aumentando e continuerà ad aumentare, con la maggior parte dell’energia che proviene ancora dai combustibili fossili”, ha dichiarato.

Ma secondo Hansen, al di là della lentezza della transizione energetica, “c’è stata una mancanza di realismo nella valutazione del clima, che è più sensibile alle emissioni di gas serra di quanto pensavamo”.

Dallo studio è emerso, tra le altre cose, che il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Amoc), una corrente oceanica che ha un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, “sparirà entro venti o trent’anni”, soprattutto a causa dello scioglimento dei ghiacci.

“La scomparsa dell’Amoc causerà gravi problemi, tra cui un aumento del livello del mare di diversi metri”, secondo Hansen e i suoi colleghi, che parlano di un “punto di non ritorno”.

In base alle loro previsioni, la soglia dei due gradi sarà raggiunta entro il 2045.

Adottato quasi dieci anni fa, l’accordo di Parigi sul clima, da cui il presidente statunitense Donald Trump ha di recente annunciato il ritiro per la seconda volta, punta a contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei due gradi e se possibile sotto 1,5 gradi per evitare gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico.

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e il primo a superare la soglia di 1,5 gradi in più rispetto all’era preindustriale.